Cronaca

Salva la Rinascente di Palermo, vicina la firma di un accordo

Si tratta solo di un’indiscrezione, ma tanto basta per riaccendere la speranza di salvare il punto vendita Rinascente di Palermo.

Sembra infatti che si vada verso l’accordo tra Rinascente e Fabbrica Immobiliare Sgr sul canone d’affitto dell’immobile che ospita la sede palermitana dello storico marchio di grandi magazzini.

Sempre secondo fonti qualificate, le parti torneranno a incontrarsi oggi per definire gli ultimi dettagli e firmare l’accordo che dovrebbe garantire la permanenza dello store per altri nove anni.

Lo scorso 28 ottobre l’amministratore delegato Pierluigi Cocchini, in seguito ad un incontro avuto presso il Ministero del Lavoro aveva espresso ottimismo in merito a una risoluzione positiva della vicenda.

Dopo i numerosi appelli da parte dei dipendenti, del sindaco della città Leoluca Orlando e della Confcommercio di Palermo il ministro del Lavoro è intervenuto personalmente per sbloccare la difficile trattativa a tutela dei lavoratori e dell’intero indotto.

L’azienda milanese riteneva il costo dell’affitto dell’immobile, 2 milioni e 400mila euro all’anno, troppo caro: “È almeno due volte superiore al valore di mercato”, per questo si è lavorato per una rimodulazione del canone del contratto d’affitto fra il gruppo Rinascente e Fabrica Immobiliare, la società di gestione del risparmio che ha in mano il palazzo di via Roma, e che lo ospita dal 2011.

Un accordo significherebbe il salvataggio dei posti di lavoro 150 lavoratori impegnati ogni giorno nel punto vendita di via Roma. Ai 78 dipendenti Rinascente, infatti, si aggiungono quelli dei punti ristoro, della vigilanza, dei servizi di pulizia e i cosiddetti boxisti, i lavoratori delle aziende titolari degli stand installati all’interno del punto vendita. Un indotto che fra lavoratori diretti e indiretti sfiora le 300 unità.

Nei mesi scorsi si è tentato di tutto per scongiurare un chiusura che avrebbe aggravato la già disastrosa situazione occupazionale della città e inferto un altro duro colpo al commercio. I dipendenti dopo alcune manifestazioni e appelli si ernoa anche detti disponibili a rinunciare a parte del proprio compenso pur di poter mantenere l’immobile e salvare il punto vendita.

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