Piano anti-Covid in Sicilia, 2.500 posti letto e tamponi a tappeto

Il continuo aumento dei casi di Coronavirus in Sicilia fa crescere le preoccupazioni sulla tenuta degli ospedali dell’Isola nel caso in cui la situazione continui a peggiorare.

Il Governo regionale ha deciso di potenziare il numero di posti letto a disposizione, fino a raggiungere un totale di 2.500 da distribuire nelle varie province siciliane. La dotazione di letti Covid a Palermo verranno raddoppiati, così come a Catania. A Messina invece i posti a disposizione saranno triplicati.

La provincia di Palermo riceverà circa 250 nuove postazioni, che verranno istallate in una ex Rsa messa a disposizione dalla Curia a Castelbuono; in una struttura di Petralia; e in un’altra Rsa di Borgetto.

Il piano prevede anche l’attivazione di nuove strutture per rendere ogni provincia autonoma.

Il potenziamento dell’ospedale di Mazara permetterà invece alla provincia di Trapani di essere autonoma nella lotta al virus. Nell’agrigentino ci si affiderà all’ospedale di Ribera, mentre a Caltanissetta il punto di riferimento rimarrà l’ospedale Sant’Elia dove verranno aumentati i letti a disposizione.

Dei 2.500 posti letto totali, più del 20% dovranno essere di terapia intensiva e sub intensiva.

L’assessorato ha inoltre deciso di non ricorrere ad ospedali esclusivamente Covid per questa seconda ondata, ma di mantenere aperti i pronto soccorso e i reparti per l’assistenza ordinaria.

Un altro punto essenziale del piano anti-Coronavirus messo a punto dalla Regione sarà relativo allo screening a tappeto della popolazione attraverso tamponi rino-faringei.

L’assessore ha confermato che nei prossimi giorni il Cefpas inizierà la formazione a distanza di medici e infermieri che hanno risposto al bando della Regione. Si sono candidati circa 5 mila operatori sanitari, che verranno divisi in turni da 250 a settimana.

LEGGI ANCHE

NUOVO DPCM, SCONTRO SINDACI-PREFETTURE SU CHI DEVE DECIDERE LA CHIUSURA DI ZONE A RISCHIO

COVID, QUATTRO POSITIVI NELLE ISOLE EGADI

RAZZA INVITA IL CTS A DISERTARE L’ARS, LE CRITICHE DELLE OPPOSIZIONI