Indictus, il mistero di Ibrahim ha il volto di Manfredi Russo

Indictus, il mistero di Ibrahim ha il volto di Manfredi Russo. Verrà proiettato questa sera, in anteprima assoluta, al cinema presso il Cinema Rouge et Noir di Palermo, Indictus, la prima web serie girata nei borghi medievali della Sicilia. La serie, diretta da Francesco Dinolfo e scritta da Marianna Lo Pizzo, è ambientata nel 1063 d.C., quando nell’Isola gli emiri arabi erano in lotta tra loro per il controllo dei territori, sotto la pressione della Chiesa e dell’Impero Bizantino, e si trovano a contrastare i Normanni, che decidono di invadere e  conquistare quelle terre.

Serlon d’Altavilla guida l’esercito del Gran Conte di Sicilia Ruggero, suo zio, composto da 36 soldati normanni, che riuscirono in una notte a sconfiggere 3000 arabi.

Ne parliamo con Manfredi Russo, attore e regista palermitano, che nella web serie interpreta il ruolo di Ibrahim, Emiro di Qasr Yanna Arabo, l’attuale Enna, storicamente alleato dei Normanni.

Ibrahim in “Indictus” giunge a Jerax portando con sè un segreto.

“E’ un personaggio misterioso, ammaliatore, che usa l’arte della dialettica per raggiungere i suoi scopi. E’ un filosofo, un uomo molto colto e allo stesso tempo astuto, che arriva da lontano e crea scompiglio.

Manfredi Russo

 

Questo personaggio avrà una sua evoluzione?

“Quando irrompe nella scena è sicuramente molto altezzoso, guarda tutti dall’alto in basso. L’evoluzione consiste nel fatto che quando si trova di fronte alla miseria umana, ovvero la privazione della libertà, non perderà mai la sua dignità, rimarrà sempre ancorato ai suoi valori, alla sua fede. E’ musulmano e rimette il suo destino nelle mani di Allah”.

C’è qualche aspetto del suo carattere in cui ti sei rivisto?

“A prescindere dal fatto che possa essere giudicato dal pubblico un personaggio positivo o negativo, mi sono rivisto nella sua coerenza, nel fatto che non perde mai la dignità anche di fronte a situazioni di pericolo. Così come mi ha affascinato molto, anche durante l’interpretazione, il suo approccio culturale e filosofico alla vita”.

Ancor prima di iniziare a girare, si è lavorato molto sulla costruzione dei personaggi. In che modo?

“Già subito dopo i primi provini, sono stati realizzati dei workshop, in cui insieme al nostro coach, Santi Cicardo, abbiamo lavorato molto sulle triangolazioni e le interazioni tra i personaggi. E’ stato un lavoro molto proficuo, che solitamente nel cinema non si fa. Tutti gli aspetti caratteriali che sono venuti fuori dal mio personaggio, ma anche dal resto del cast, sono frutto di una relazione collettiva, che ci ha visti crescere e maturare insieme”.

Da siciliano cosa hai scoperto di nuovo sulla Sicilia?

“Noi siciliani siamo spesso esterofili, cerchiamo altrove posti meravigliosi che abbiamo già a casa nostra. Grazie a Indictus ho scoperto i borghi siciliani, che attraverso uno straordinario mezzo catartico quale è il cinema, sono stati pienamente valorizzati”.

Ti alterni tra l’essere attore e regista. Nel prossimo lavoro sarai davanti o dietro la cinepresa?

“Nel prossimo film, che uscirà nel 2018 su Canale 5, vestirò i panni di un amico del figlio di Mario Francese, il giornalista ucciso dalla mafia a Palermo il 26 gennaio del 1979. Si tratta di un film tv per la serie “Liberi sognatori”, realizzata dalla Taodue per Mediaset. Sarò un provocatore, mi comporterò  in maniera inopportuna nei confronti di Giuseppe Francese, interpretato da Marco Bocci”.