In Sicilia vince il Sì: 29 parlamentari in meno

Il referendum per il taglio dei parlamentari passa con circa il 70% delle preferenze che in Sicilia diventa 75% nonostante una bassissima affluenza alle urne che si è attestata al 35,39%, fanalino di coda la provincia di Palermo, con il 33,16%.

Il risultato disegna una nuova mappa nella politica dell’isola, che perderà alle prossime elezioni 29 rappresentanti.

Un dato che influenzerà sia le scelte interne dei partiti che le future alleanze che determineranno le candidature.

Il numero dei parlamentari eletti crollerà drasticamente dai 77 delle ultime elezioni a 48 rappresentanti. In Senato i siciliani scenderanno da 25 a 16, alla Camera, nel collegio occidentale da 25 a 16, in quello orientale da 27 a 17.

Questo scenario riguarderà le prossime elezioni previste per il 2023, passo successivo e per molti urgente e necessario è la modifica della legge elettorale nazionale che vede da una parte i difensori del proporzionale e dall’altra quelli che insistono sulle preferenze.

Dal fronte del No l’assessore all’economia Gaetano Armao ha commentato: “Una vittoria dell’antipolitica che ha come effetto principale quello di avere adesso un Parlamento nazionale delegittimato”.

Esultano invece i grillini siciliani: “La vittoria schiacciante del Sì è la conferma che il M5S ha saputo interpretare la volontà popolare”.

Soddisfatto anche il sindaco di Palermo Orlando che ha inviato una nota dicendo: “La riduzione dei parlamentari fu una delle proposte avanzate già negli anni ’90 dalla Rete, nell’ambito di un ampio ragionamento di riforma istituzionale e del rapporto fra eletti, elettori e forme della rappresentanza. Di quel ragionamento, faceva parte l’allora eretica proposta di abolizione dell’immunità parlamentare.

Oggi un nuovo passo è stato compiuto, ma perché la riforma non sia monca né tantomeno vittima di populismi e slogan vuoti, occorre che sia completata con altri interventi che rafforzino il legame fra gli eletti e i rispettivi territori e comunità, sottraendoli a logiche e recinti di partito, che possano apparire fini a sé stessi.”

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