Emergenza contagi a Bagheria, 444 positivi, Tripoli: “Più responsabilità”

Un discorso accorato, di pancia, un appello continuo a rispettare tre semplici regole quello del Sindaco di Bagheria Filippo Maria Tripoli, sui canali social, ieri sera : “usate la mascherina, lavate spesso le mani, mantenete le distanze per evitare assembramenti”.

Una lunga diretta per aggiornare i cittadini sull’emergenza covid in città. 
Tripoli ha riferito anche i numeri: 444 sono gli attuali cittadini positivi, 995 i guariti, 68 i deceduti, c’è un’incidenza di circa l’8% su mille persone. Sono i dati comunicati da Asp e diffusi dalla Protezione civile. 
«Al momento siamo all’interno dei parametri, non ci sono le condizioni per indicare Bagheria “zona rossa”» – ha detto Tripoli accennando anche alla zona rossa della vicina Santa Flavia per cui ha fatto gli auguri ai cittadini flavesi e al sindaco flavese.

«E’ da oltre un mese che non faccio dirette» – ha detto il sindaco – «quando facevo le dirette; mentre davo il numero dei morti, dei positivi, dei guariti mi sentito a Medicina 33. Ed in fondo oggi cosa devo dirvi  di nuovo dall’ultima diretta, sempre le stesse cose: rispettiamo le regole! La pandemia sa durando più del previsto, le attività commerciali chiudono, padri di famiglia vivono problemi economici, cui si aggiungono anche quelli psicologici. Ribadisco – dice il primo cittadino – dobbiamo rispettare le regole, lo dobbiamo a chi ha perso un proprio caro, lo dobbiamo a chi soffre per la pandemia, lo dobbiamo a noi stessi». 

Il primo cittadino di Bagheria ha poi sottolineato che non tutti sono stati attenti alle regole anticovid durante le feste di Natale, ma molti altri bagheresi sì, non hanno fatto rimpatriate familiari, non sono usciti senza mascherina, sono rimasti in famiglia in pochi. 

A chi si lamenta per i pochi controlli, il sindaco ha confermato che i controlli da parte delle forze dell’ordine, dei vigili urbani ci sono «ma è impossibile controllare uno per uno 60mila abitanti, in una città che ha un indotto giornaliero per le proprio attività commerciali e i servizi di oltre 120 mila persone». 

L’invito di Tripoli è dunque all’auto-controllo e al rispetto delle regole.
L’appello accorato è anche e soprattutto ai genitori dei ragazzi adolescenti: «siamo bravi a chiedere la chiusura delle scuole, ma poi non siamo in grado di spiegare ai nostri figli quanto sia importante seguire le regole, non stiamo attenti che i nostri figli di 16 anni non escano. Capisco benissimo che a 16 anni un ragazzo abbia voglia di socializzare – continua il primo cittadino – è difficile poterglielo vietare, però spieghiamolo meglio, e raccontiamo loro di tutti gli altri che sono ricoverati negli ospedali e non sanno se ne usciranno vivi».

Tripoli ha poi commentato anche i recenti  assembramenti alle Poste dove sono dovute intervenire anche le forze dell’ordine: «i nonni non hanno voluto fare il bancomat, non sono in grado di usarlo o semplicemente non hanno il conto, a questi nonni diciamo: “vai, ma rispetta le regole; mantieni le distanze, usa la mascherina coprendo il naso”».

Tornando sulla dichiarazione di zona rossa, Tripoli ha spiegato che ci sono dei parametri, dei requisiti per richiederla, parametri che Bagheria, per fortuna ancora non ha raggiunto. «Non chiediamo la zona rossa solo per toglierci dalle responsabilità, pensiamo ai danni di chi lavora alla giornata chiudendo la città, rispettiamo le regole, evitiamo le rimpatriate familiari, gli assembramenti». 

«Siamo censori nei confronti degli altri ma non ci chiediamo  mai noi che stiamo facendo» – afferma con forza il primo cittadino.
In chiusura il sindaco ritorna sulle scuole: «in molti chiedete la chiusura delle scuole, ma vi siete accorti che i contagi sono aumentati a scuole chiuse, durante le feste?». Il primo cittadino di Bagheria non ha mai nascosto che per lui le scuole sono un luogo sicuro e tra i più controllati.
«Io so che  sono sindaco ed ho una responsabilità in più. Io amministro all’interno di regole e vi prometto maggiori controlli, ma prima di emettere sentenze, prima di puntare il dito,  mettiamoci nei panni degli altri e domandiamoci cosa facciamo noi?». 

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