Di Dio (Confcommercio): “Rinascente via? Altro duro colpo per Palermo”

“La decisione della Rinascente di avviare le procedure di chiusura dell’attuale punto vendita di via Roma a Palermo rappresenta il più forte grido di dolore per il settore del commercio palermitano che vive una crisi senza precedenti”. Così Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, prende posizione sul “caso” della Rinascente (che ha annunciato la chiusura della sede di Via Roma a fine ottobre – a forte rischio circa 100 posti di lavoro più l’indotto) e sul futuro del settore del commercio nel centro storico del capoluogo siciliano.

“Palermo non può permettersi – sottolinea – di perdere un così autorevole baluardo, da dieci anni polo d’attrazione per il commercio della zona e punto di riferimento per tutta l’area di via Roma che, anno dopo anno, sta subendo un processo involutivo causato anche dalla impossibilità, prevista dai regolamenti comunali, di aprire nuovi punti commerciali di dimensioni superiori a 200 metri quadrati: norma che peraltro Confcommercio Palermo chiede da anni di modificare”.

“Al di là della sentita solidarietà verso i dipendenti che rischiano il posto di lavoro, se andrà via la Rinascente ci saranno contraccolpi importanti anche per le altre aziende commerciali che ancora resistono in quella via: si rischierà a cascata un’ulteriore perdita di molti posti di lavoro di altre attività commerciali e sarà impossibile sperare di rivitalizzare e riqualificare un asse commerciale ormai in fase avanzata di desertificazione”.

“Comprendiamo le motivazioni imprenditoriali che stanno dietro la decisione del Gruppo Rinascente che si vede negata una rimodulazione del canone ad un valore adeguato ai prezzi di mercato di Palermo, tanto più in un momento aggravato dall’attuale emergenza sanitaria, economica e sociale: un’azienda sana non può prescindere dall’equilibrio dei propri conti economici”. 

“I dati elaborati nei giorni scorsi dal Centro studi nazionale di Confcommercio fotografano concretamente la drammatica realtà. In Sicilia, causa Covid, i consumi precipitano dell’8,2% (pari a 5,5 miliardi di euro), perdita che si somma alla riduzione di 12 punti percentuali di spesa in termini reali negli ultimi dodici anni. Con il crollo del turismo, e in particolare di quello internazionale, e in un clima di incertezza e sfiducia sul futuro non possiamo credere che non si arrivi a una definizione di buon senso tra le parti per il nuovo canone di locazione, tanto più in presenza di un brand di qualità, di richiamo internazionale, che ha dato lustro alla città e che nella città di Palermo ha anche investito soldi e valorizzato oltre che l’immobile anche la via Roma e l’area limitrofa”.