Cuffaro: “Libertà di stampa pilastro di convivenza civile e democrazia”
“Registro con sincero dispiacere la circostanza che la veemenza dei toni utilizzati nel commentare l’improprio e infondato richiamo alla mia persona, comparso in un recente articolo di ‘Repubblica’, a proposito della cattura del boss Messina Denaro, possa essere interpretato come una forma di aggressione alla libertà di stampa o, peggio ancora, all’operato di singoli giornalisti.
Francamente, è quanto di più distante possa esistere dalla mia formazione umana e politica che proprio alla libertà di stampa e alla connessa libertà di critica ha sempre guardato e continua a guardare come uno dei pilastri fondanti della nostra convivenza civile e della nostra democrazia per come la stessa Costituzione ci insegna.
Altrettanta amarezza mi suscita, tuttavia, l’essere stato in qualche modo associato, attraverso accostamenti testuali dell’inevitabile tenore suggestionante, a soggetti che in realtà, com’è noto e facilmente ben riscontrabile, risultano del tutto estranei, e distanti dal mio percorso politico anche all’interno dell’Udc, partito in cui ho militato da Presidente della Regione.
È un dolore che, proprio per il peso della vicenda vissuta in questi anni, per la consapevolezza degli errori commessi e per il percorso che ne è scaturito fino ad oggi, tende a diventare grido e più intensa domanda di verità rispetto a ciò che ho consapevolmente vissuto e scelto e ciò che, invece, sotto nessun profilo mi appartiene e mi è mai appartenuto.
In questo senso considero l’arresto di Messina Denaro e l’azione in corso da parte della magistratura e degli inquirenti per ricostruire e scardinare la rete di coperture e connivenze che ne ha reso possibile una così lunga latitanza, una tappa decisiva per quell’irreversibile e irrinunciabile cammino di liberazione della Sicilia e dell’Italia intera dalla devastante presenza della mafia e dal suo inaccettabile tentativo di condizionare la libertà delle persone e delle imprese.
È un cammino che si nutre della fondamentale azione repressiva dello Stato ma, ancor prima, della dimensione educativa, specie in favore delle generazioni più giovani, così come del trasparente funzionamento delle Istituzioni al quale la Democrazia Cristina intende concorrere attraverso le sue donne e i suoi uomini in esse impegnati”.