Riparte da Piazza Montecitorio a Roma la più importante e imponente campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e con il Patrocinio dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori.
Un progetto al passo con i tempi delle nuove generazioni, che nel corso delle tre edizioni precedenti ha raccolto un grande consenso: gli operatori della Specialità hanno incontrato oltre 1 milione di studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 106.125 genitori, 59.451 insegnanti per un totale di 8.548 Istituti scolastici, 30.000 km percorsi e 150 città raggiunte sul territorio e una pagina facebook con 108.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online.
E proprio a dicembre 2016, “Una Vita da Social”, è stata selezionata dalla Commissione europea tra le migliori pratiche a livello europeo.
La decisione dell’istituzione comunitaria, di riconoscere alla nota campagna un indubbio carattere di originalità ed innovazione, è arrivata nel giorno in cui la Commissione europea ha lanciato la “Digital Skills and Jobs Coalition”, un’iniziativa per ridurre il divario esistente sulle competenze digitali in Europa, radunando tutta una serie di stakeholder del settore pubblico e privato degli Stati membri.
Una giuria indipendente, su input della Commissione europea, ha selezionato, tra 280 progetti mirati ad elevare le competenze digitali dei cittadini europei, l’iniziativa di successo della Polizia Postale italiana, individuandola come la più imponente ed incisiva campagna di sensibilizzazione mai realizzata da un organismo di Polizia.
L’obiettivo dell’iniziativa, infatti, è quello di prevenire episodi di violenza, prevaricazione, diffamazione, molestie online attraverso un’opera di responsabilizzazione in merito all’uso della “parola”.
Gli studenti potranno lanciare il loro messaggio positivo attraverso un diario di bordo 2.0. Infatti, grazie alla collaborazione con Baci Perugina, da sempre messaggero d’amore, nasce #unaparolaeunbacio, l’hashtag per dire no al cyberbullismo documentando le tappe di Una Vita da Social attraverso la condivisione di foto e frasi di tutti gli studenti coinvolti.
Da Roma a Sanremo, da Alassio a Ivrea, da Varallo Sesia a Borgomanero, passando da Busto Arstizio, Settimo Milanese, Cremona, Lodi, Bergamo, Brescia, Riva del Garda, Lignano Sabbiadoro, San Donà di Piave, Rovigo, Poggibonsi, Firenze, Pistoia, Lucca, San Miniato, Imola, Forlì, Cesena, Porto Recanati, Camerino, San Benedetto del Tronto, Amatrice, Vasto, Bisceglie, Battipaglia, Lagonegro, Cosenza, Lamezia Terme, Tropea, Messina, Aci Castello, Cefalù, Palermo, Sanluri, Lanusei, Tempio Pausania, gli operatori della Polizia Postale, attraverso un truck allestito con un’aula didattica multimediale, incontreranno studenti, genitori e insegnanti sui temi della sicurezza online con un linguaggio semplice ma esplicito adatto a tutte le fasce di età.
Flavia Rizza, oggi 17enne, fin dalle scuole elementari è stata vittima di atti di bullismo e cyberbullismo, ad opera di alcuni compagni di classe, che la facevano oggetto di insulti, scherni ma anche violenze fisiche.
Tutto è cominciato quando da bambina ha iniziato a prendere peso e i suoi compagni di classe la prendevano in giro dicendole “cicciona”. Inoltre, uno di loro, la picchiava, rubava le sue cose, il diario, i quaderni, l’astuccio.
Flavia ritrova i sui compagni alle medie e le persecuzioni riprendono. In particolare due sue amiche dopo averle scattato foto del suo fondo schiena mentre sta alla lavagna, le pubblicano sui rispettivi profili social con commenti e insulti di ogni genere. Non soddisfatte, aprono a suo nome un profilo facebook falso e iniziano a insultare le pochissime persone che le erano rimaste vicine, portando Flavia all’isolamento completo.
Agli occhi dei bulli, lei era soltanto una “secchiona” da sfruttare per farsi passare i compiti. Ma ancor peggio, la aspettavano alla fermata dell’autobus, e la spingevano in mezzo alla strada mentre passavano le auto. Per anni è tornata a casa a piedi per paura.
Un giorno ha trovato il coraggio di raccontare tutto a sua madre, dopo aver preso parte con la sua classe ad uno degli incontri sul bullismo e cyberbullismo svolti dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni nell’ambito della campagna educativa itinerante “Una Vita da Social”, che aveva fatto tappa a Ostia.
Oggi Flavia è diventata testimonial di questa grande iniziativa contro il bullismo e il cyberbullismo: ha avuto il coraggio di rivolgersi alla Polizia Postale raccontando la propria esperienza.
Arrivare ai ragazzi e alle loro famiglie è l’obiettivo principale di questo progetto: spesso infatti le famiglie non sanno, non conoscono, la reale situazione e il fenomeno del bullismo viene spesso sottovalutato. La campagna “Una Vita da Social” ha infatti favorito l’emergere di molte situazioni di grave disagio da parte dei ragazzi, in termini di molestie, diffamazione, furti d’identità online e adescamenti in rete.
L’indagine: l’11% dei giovani approva gli insulti sui social, il 13% dichiara di aver insultato un personaggio famoso on line.
Parliamo delle ragazze e dei ragazzi, in particolare quelli tra i 14 e i 18 anni, la cui vita sui social è stata oggetto di un’indagine sull’hate speech affidata da Generazioni Connesse a Skuola.net e all’Università degli Studi di Firenze. Dalla ricerca emerge che il 40% degli intervistati dichiara di trascorrere on line più di 5 ore al giorno.
Whatsapp si conferma il gigante degli scambi social fra gli adolescenti (80,7%), seguito da Facebook (76,8%) e Instagram (62,1%). Per quanto riguarda il controllo della veridicità delle notizie on line, il 14% degli intervistati dichiara di non controllare mai se una notizia sia vera o falsa, un comportamento – mette in evidenza la ricerca – che rende i ragazzi “facilmente preda di titoli sensazionalistici e ‘bufale’ che possono fomentare reazioni poco ragionate e forse guidate da sentimenti di rabbia e di odio”.
Altro dato da evidenziare è quell’11% di ragazze e ragazzi che dichiara di approvare insulti rivolti a personaggi famosi in virtù di una più generale “libertà di esprimere ciò che si pensa” e un 13% a cui è capitato di insultare un personaggio famoso on line. Stesso discorso si può fare sui commenti pesanti rivolti ai coetanei dove si conferma l’effetto di disinibizione dello “schermo” nel facilitare comportamenti che non verrebbero messi in atto così facilmente se si fosse di fronte all’altra persona.
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