Viaggio nella memoria: il progetto fotografico di Giuseppe Mazzola

Viaggio nella memoria è il progetto fotografico sulla shoah di Giuseppe Mazzola. All’Orto Botanico di Palermo, dal 26 gennaio al 17 febbraio, sarà possibile vedere gli scatti dei “luoghi dell’inferno”: la mostra si presenta come una testimonianza storica dei luoghi che, tra il 1933 e il 1945, sono stati scenario dell’Olocausto.

Un racconto che affonda nella memoria senza ancora di salvataggio. Il progetto è stato organizzato dal SIMUA – Servizio museale di Ateneo – in collaborazione con il Coopculture, che da settembre cura i servizi aggiuntivi del sito. Il programma, che si è aperto con un laboratorio “green” per bambini dedicato alla festività ebraica del Tu BiShvat (il Capodanno degli alberi), continua con la mostra in questione e comprenderà anche un laboratorio “Coltiviamo la memoria” pensato per le scuole di secondo grado.

Viaggio nella memoria, luoghi significativi, commemorazione di episodi e atrocità

Auschwitz – Birkenau, Theresienstadt e Dachau sono alcuni dei luoghi in cui Giuseppe Mazzola ha raccolto testimonianze e tracce. Lo sterminio sistematico di migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini – con l’unica “colpa” di un’esistenza contraria a un’ideologia dittatoriale insana e spietata, raccontato attraverso i luoghi dell’inferno, i campi di concentramento, veri memoriali della feroce ideologia nazista, spazi remoti e immutati, silenziosi, protagonisti assoluti di una memoria che riguarda l’umanità intera.

La carica emotiva della mostra, amplificata da un particolare allestimento e montaggio compatto delle immagini, risulta però dall’aver fotografato altri punti di riferimento importanti per la commemorazione poiché testimonianze di altri episodi di dolore. Tra questi il Binario 21 della Stazione Centrale di Milano da cui, trail 1943 e il 1945, partirono 23 treni diretti ad Auschwitz. Nei vagoni, originariamente destinati al trasporto postale, vennero stipate migliaia di persone perseguitate.

Tramandare la cultura ebraica è il secondo scopo del progetto

La mostra si inquadra in un progetto di Coopculture più generale il cui scopo è quello di non far tramontare la cultura ebraica. Il percorso cura dal 1990 i servizi della Comunità Ebraica di Venezia, è intervenuta sul MEV di Torino, ha ideato itinerari ebraici in Piemonte; il modello di gestione  sviluppato per il Museo Ebraico di Venezia è stato integrato anche sulla sinagoga e sul Museo Ebraico di Firenze e sulla sinagoga di Siena, dal 2015 cura il museo della Padova ebraica che ha contribuito a fondare.

“Abbiamo il grande onore di gestire luoghi fondamentali del patrimonio culturale in tutto il Paese – spiega Letizia Casuccio, direttore di CoopColture – celebrare il Giorno della memoria, non è solo un momento di riflessione sulla ferocia dell’umanità, ma è anche occasione per affrontare il tema dell’eredità culturali e della valorizzazione delle culture, come quella millenaria della comunità ebraica. Siamo convinti, che soprattutto in questo momento, dove contrapposizioni, rancore, odio, rischiano di mettere in discussione l’idea stessa di Europa, e spesso anche della dignità umana, la cultura assume il ruolo di antidoto “contro la paura”.

 Orto Botanico: luogo di cultura, scambio e di unione

 È il primo anno che l’orto botanico ospita un progetto dedicato alla Shoah: Il professore Paolo Inglese, direttore del Simua, si pronuncia a favore di questo luogo come simbolo culturale di unione e scambio: “L’Orto Botanico, metafora fisica dell’accoglienza – dice il Professore – ospitando questa mostra sottolinea la sua vocazione naturale ad essere luogo dell’incontro culturale”.

Sul valore della cultura e l’importanza della memoria commenta anche il rettore Fabrizio Micari: “Sono particolarmente orgoglioso di ospitare questa mostra fotografica all’Orto Botanico UniPa, uno dei luoghi della cultura più visitato della città, perché ritengo che la trasmissione del sapere critico, del ricordo e della cultura della memoria debba essere più ampia.

Le atrocità commesse a danno di un intero popolo, raffigurate nelle immagini dell’artista, rappresentano la testimonianza concreta della Shoah, affinché eventi così drammatici non si verifichino mai più in un futuro in cui è sempre più necessario combattere le false testimonianze e infondere il valore del rispetto e della conoscenza”.