Ustica, “Storie che emergono dal Mare” 58^ rassegna attività subacquee

Ha chiuso i battenti la mostra “Storie che emergono dal Mare” che si è tenuta nell’isola di Ustica, inserita nell’ambito della 58esima Rassegna internazionale delle attività subacquee. La mostra, allestita nel centro congressi del Comune di Ustica è stata organizzata dalla Soprintendenza del Mare della Regione siciliana e dall’Accademia internazionale di scienze e tecniche subacquee con i contributi del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (progetto Eccellenza “MICE in Italia”), dell’assessorato regionale del Turismo sport e spettacolo e del Comune di Ustica, ha fatto conoscere ai residenti e ai numerosi turisti presenti nell’isola alcuni importanti reperti archeologici recuperati dai fondali.

 

Esposti reperti recuperati nelle acque siciliane

La mostra concepita a 13 anni dalla nascita della Soprintendenza del Mare, ha presentato le principali attività svolte in Sicilia e in contesti internazionali svolti dalla Soprintendenza del Mare della Regione siciliana che assolve ai suoi compiti istituzionali conseguendo risultati di eccellenza riconosciuti da enti e istituzioni internazionali, assicurando la tutela dei beni sommersi e sperimentando azioni ormai divenute best practices adottate a livello mondiale dall’UNESCO.

Il percorso della mostra ha visto l’esposizione di 20 pannelli che hanno illustrano le principali attività della Soprintendenza del Mare della Regione siciliana dal 2004 ad oggi mentre un documentario ha presentato le principali scoperte e indagini effettuate in questi anni. Una piccola ma significativa esposizione di reperti archeologici recuperati nei fondali siciliani ha completato la mostra.

Tra i reperti esposti che raccontano una storia millenaria: le monete puniche in bronzo individuate a 13 metri di profondità, in località Cala Tramontana a Pantelleria. In questo sito è stato rinvenuto un deposito monetale di 3471 monete, nei pressi dei resti del carico di un relitto databile alla prima metà del III secolo a.C.; i 13 lingotti di piombo di origine romana trovati causalmente nell’estate del 2006 da un subacqueo ad una profondità di 7 metri non lontano dal porto di Capo Passero, in provincia di Siracusa; i due elmi corinzi che provengono dal mare antistante la contrada Bulala di Gela, luogo ben noto archeologicamente perché è da qui che provengono interessanti tracce di relitti. Si tratta di oggetti simili ben inquadrabili nella tipologia dell’elmo corinzio ampiamente diffuso in Grecia e negli ambienti coloniali della Sicilia e della Magna Grecia tra il 650 e il 450 a.C.

Anfore, monete puniche ed elmi

Gli elmi possono essere datati nell’arco del VI sec. A.C. e più precisamente tra il 580 ed il 520 a.C. La loro associazione con i lingotti di oricalco all’interno dello stesso relitto appare molto probabile anche a giudicare dalla datazione di altri manufatti ceramici rinvenuti nell’area. Ed ancora l’anfora Dressel 21-22, contenitore recuperato dal relitto Panarea II (I sec. D.C.) quasi del tutto privo di collo in cui raramente si evidenzia la separazione tra il collo e la pancia; L’anfora africana cilindrica recuperata nel 2009 nei fondali del Canale di Sicilia.

L’anfora si inquadra in un arco cronologico che va dalla fine del II sec. A tutto il IV sec. d.C. Esemplari di questo tipo rinvenuti anche in Spagna e a Roma, indicano le città costiere della Bizacena e Zeugitana (Tunisia centrale) quali luoghi di esportazione del contenitore, forse per il trasporto di garum, una salsa di pesce apprezzata dai romani. Infine, l’ancora in piombo con ceppo e contromarra. Sul piano della tutela e della valorizzazione del patrimonio sommerso sono stati raggiunti significativi traguardi aprendo una strada che già in molti hanno incominciato a seguire sia in Italia che altrove. Un tempo l’elemento mare era visto come qualcosa di diverso: il cosiddetto “sesto continente” dove era possibile penetrare soltanto attraverso la fantasia di Jules Verne. Oggi la situazione è notevolmente mutata.