Un Catania più esperto vuole riprendersi la serie A

Alle 23:00 di ieri le porte dell’Ata Hotel Executive si sono chiuse, ponendo fine alla sessione di calciomercato che ha trasformato il Catania di Marcolin. Tra arrivi e partenze, diciotto movimenti, nove in entrata e altrettanti in uscita che hanno cambiato volto alla squadra.. Ai piedi dell’Etna sono arrivati un portiere (Gillet), cinque difensori (Del Prete, Mazzotta, Ceccarelli, Schiavi e Belmonte), due centrocampisti (Coppola e Sciaudone) e un attaccante (Maniero). Tutti giocatori italiani, ad eccezione per il numero 1 ex Torino il quale tuttavia può considerarsi italiano di adozione per la sua lunga milizia nel nostro Paese; decimata, invece, la colonia sudamericana, con sette cessioni (Spolli, Rolin, Peruzzi, Monzon, Calello, Marcelinho e Leto), cui si sono aggiunti un italiano (Frison) ed un albanese (Cani).
Il dato che però differenzia maggiormente i neo-acquisti dai calciatori ceduti non riguarda il paese d’origine, ma l’esperienza in Serie B: complessivamente, i rinforzi giunti a gennaio hanno sin qui collezionato 1488 presenze in per una media di circa 165 partite a testa. Colui il quale ha maggiore confidenza con la serie cadetta è, anche per evidenti ragioni anagrafiche, Jean Francois Gillet, con 342 presenze, seguito da Raffaele Schiavi fermo a quota 214.I meno avvezzi alla categoria, se così si può dire, sono Daniele Sciaudone (98 presenze) e Nicola Belmonte (77 presenze).
I giocatori ceduti avevano invece soltanto 311 presenze in B con media di 34.5. Le conseguenze di questa trasformazione si sono già viste con le due vittorie in che hanno ribaltato un trend pericoloso con la squadra invischiata in pieno nella bagarre per evitare la retrocessione.