“Morte dignitosa a Riina”, Cassazione apre a scarcerazione: è polemica

Totò Riina, responsabile della morte efferata di centinaia di persone, condannato all’ergastolo e detenuto in regime di 41/bis, potrebbe uscire dal carcere. Il capo di Cosa Nostra, oggi 86enne è malato. Questo ha portato la Cassazione ad aprire sulla possibilità della sua scarcerazione, per consentirgli una “morte dignitosa”.

La diffusione della notizia, da ieri, ha scatenato, com’era prevedibile, le proteste di semplici cittadini e di esponenti della politica e del mondo dell’associazionismo antimafia.

A pochi giorni dal 23 maggio, dalla sfilata delle cariche istituzionali, delle centinaia di immagini girate sul web con i volti di Falcone e Borsellino, uccisi per ordine di Riina, la notizia della sua messa in libertà arriva come uno schiaffo che fa doppiamente male.

Il “diritto a morire dignitosamente” va assicurato ad ogni detenuto, dice la Cassazione, che aggiunge che va verificato se Totò Riina possa ancora considerarsi pericoloso vista l’età avanzata e le gravi condizioni di salute. Messa in questi termini, quella sulla pericolosità, è una valutazione che sembra tenere conto della capacità fisica di compiere un atto criminale in prima persona, quasi dimenticando che parliamo del capo indiscusso di Cosa Nostra, che non ha mai mostrato segni di pentimento e che nonostante non goda di buona salute, potrebbe trovarsi nelle condizioni di poter delinquere ancora, esercitando fuori dalle sbarre il suo ruolo di Capo mafia.

Ma la Cassazione sottolinea che il giudice deve motivare “se lo stato di detenzione carceraria comporti una sofferenza ed un’afflizione”, che va oltre la “legittima esecuzione di una pena”.

Il tribunale di sorveglianza di Bologna dovrà, ora decidere sulla richiesta del difensore del boss che propone il differimento della pena o la detenzione domiciliare, richiesta che è stata sempre respinta”.