#Tanomattinale 9 marzo 2022: nuova strage di migranti in mare, al largo della Libia; guerra in Ucraina: le parole di Mattarella, la guerra, le donne ucraine; tra bombe e spiragli, piccoli e incerti, di dialogo; scende in campo, forse, la Cina per mediare; embargo USA e Gran Bretagna su petrolio, gas e carbone russo, stop di Putin al commercio con l’estero; due milioni di rifugiati

Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno.

C’è un’altra spaventosa emergenza che sembra rimossa dalla coscienza sporca dell’Europa, oggi freneticamente impegnata nella giusta corsa alla solidarietà per l’Ucraina, quella dei migranti e rifugiati del sud del mondo.

Ma i fatti ce la ricordano, la strage in mare continua: un naufragio davanti alle coste libiche ha causato la morte di 50 migranti, il 27 febbraio scorso, lo ha denunciato Alarm Phone, la linea telefonica di volontari che raccoglie le richieste di soccorso dei migranti. Il barcone è affondato all’altezza di Sabrata: “Delle 50 persone a bordo, nessuna è sopravvissuta”, ha twittato Alarm Phone, “oltre dieci corpi sono stati trovati sulle coste libiche. Il regime Ue dei confini uccide ancora le persone migranti”. Alarm Phone ha anche dato notizia di una barca con 60 migranti partita dalla Tunisia giovedì scorso di cui non si è saputo più nulla: “I parenti ci chiedono di un gruppo di 60 persone che non sono ancora arrivate. Le autorità ci dicono di non avere informazioni su cosa sia accaduto loro. Chiediamo risposte”.Guerra Russia-Ucraina, giorno 14.

Comincio dal sito del Quirinale, con un ampio stralcio dell’intervento del presidente della Repubblica Mattarella in occasione della Giornata internazionale della Donna. Parole potenti, di forte sostegno alla donne dell’Ucraina, tante lavorano in Italia, ma anche un quadro chiaro della dramma della guerra con la nitida evidenziazione delle responsabilità. “Sono certo di interpretare il sentimento di tutte le italiane e di tutti gli italiani rivolgendo il primo pensiero di questo 8 marzo alle donne ucraine. Madri, lavoratrici, giovani, colpite da una violenza inattesa, crudele, assurda. Donne che partecipano coraggiosamente alla difesa della loro comunità, donne costrette a ripararsi nei rifugi d’emergenza, che lasciano le loro case e il loro Paese, che hanno paura per i loro figli, che prestano cura ai più deboli, che piangono morti innocenti.

E tante, troppe, sono le donne già cadute in questo ingiustificabile conflitto. Nelle guerre le donne pagano sempre prezzi altissimi. Come donne, come madri, come compagne di vita. Vittime dell’insensatezza della guerra, vittime spesso di violenze brutali. Eppure la loro forza nel dolore, la loro dignità, si sono sempre rivelate energie insostituibili di resistenza, di coesione, di pacificazione, di ricostruzione … Alle donne ucraine deve giungere il nostro sostegno. Nel nostro Paese è presente da tempo – da molti anni – una integrata e apprezzata comunità ucraina. Il loro impegno professionale in tanti settori ci è di grande aiuto, fanno spesso parte delle nostre famiglie. Noi desideriamo esprimere loro riconoscenza e vicinanza in questi giorni così drammatici. La nostra responsabilità di cittadini, di europei, ci chiama oggi a un impegno più forte per la pace, perché si ritirino le forze di occupazione e si fermino le armi, perché sia ripristinato il diritto internazionale e siano rispettate le sovranità nazionali. L’indifferenza di fronte all’arbitrio, alla sopraffazione è uno dei mali peggiori. In gioco non c’è soltanto la già grande questione della libertà di un popolo, ma la pace, la democrazia, il diritto, la civiltà dell’Europa e dell’intero genere umano.

Nelle immagini della disperazione dei giovani genitori del piccolo Kirill si esprime l’insensatezza della guerra, la crudeltà e il cinismo di questa aggressione del Governo della Federazione russa contro l’Ucraina. Non è tollerabile – e non dovrebbe essere neppure concepibile – che, in questo nuovo millennio, qualcuno voglia comportarsi secondo i criteri di potenza dei secoli passati; pretendendo che gli Stati più grandi e forti abbiano il diritto di imporre le proprie scelte ai paesi più vicini, e, in caso contrario, di aggredirli con la violenza delle armi. Provocando angoscia, sofferenze, morti, disumane devastazioni. Va fermato – subito, con decisione – questo ritorno all’indietro della storia e della civiltà. Opporsi – oggi – a questa deriva di scontri e di conflitti comporta dei prezzi; potrebbe provocare dei costi alle economie dei Paesi che vi si oppongono, ma questi sarebbero di gran lunga inferiori a quelli che si pagherebbero se quella deriva non venisse fermata adesso”.

Mentre la guerra continua con bombardamenti, morti, devastazioni a Sumy, Mariupol e altre città – con i corridoi umanitari per fare evacuare i civili che sembrano avere funzionato nella prima delle due città, non nella seconda e riapriranno ancora stamattina – e si stringe la morsa attorno a Kiev, mentre la situazione alla centrale nucleare di Zaporizhzhya è sotto il pieno controllo della Guardia nazionale russa (240 militari ucraini che stavano a guardia della centrale nucleare hanno deposto le armi e sono stati autorizzati a tornare a casa, dicono i russi, mentre gli ucraini denunciano che sarebbero stati torturati) qualcosa sembra muoversi sul fronte della diplomazia, sembra aprirsi uno spiraglio. Traduco dall’inglese dalla TASS, mi sembra molto interessante il racconto da parte russa della posizione del presidente ucraino.

“L’Ucraina ha una possibile soluzione alla questione del riconoscimento dei territori della Crimea e delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk (DPR e LPR), ha detto martedì alla ABC il presidente ucraino Vladimir Zelensky. “Questo è un altro ultimatum e non siamo preparati per gli ultimatum. Ma abbiamo la possibile soluzione per questi …elementi chiave”, ha detto Zelensky rispondendo alla domanda se Kiev continui a rifiutare le richieste di Mosca: il riconoscimento della Crimea, la DPR e la LPR, nonché il rifiuto dell’Ucraina di aderire alla NATO.

“Quello che deve essere fatto è che il presidente [russo] Putin inizi a parlare”, ha aggiunto il leader ucraino. Concentrandosi sulla questione della possibilità che Kiev riconosca la Crimea come parte della Russia e l’indipendenza di due autoproclamate Repubbliche popolari, Zelensky ha sottolineato che “è più difficile che semplicemente riconoscerle”. Ma in evidente contraddizione con questo spiraglio, Zelensky continua a insistere su una richiesta già più volte respinta dalla NATO perché porterebbe a una pericolosissima escalation della guerra. Traduco dall’agenzia Interfax: “L’Occidente ha la sua parte di responsabilità per le vittime degli attacchi aerei sul territorio ucraino, perché non ha ancora stabilito una no-fly zone sul paese, ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Sono responsabili anche coloro che non sono stati in grado di prendere questa decisione chiaramente necessaria da qualche parte in Occidente, da qualche parte nei loro uffici per 13 giorni. E quelli che non hanno reso sicuro il cielo ucraino”, ha detto Zelensky nel suo discorso video diffuso ieri. L’Ucraina “ha un disperato bisogno” di mezzi per combattere l’aviazione e la difesa aerea, ha detto, rimproverando i politici occidentali per non aver preso decisioni pertinenti”.

Ma gli Stati Uniti hanno respinto stanotte l’offerta di Jet polacchi da mandare in Ucraina, troppo pericoloso. Nel tentativo della diplomazia mondiale di fermare la guerra, è scesa in campo la Cina ai massimi livelli e stavolta pare senza tentennamenti. Parlando in una videoconferenza con il francese Emmanuel Macron e il tedesco Olaf Scholz, il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto la “massima moderazione” in Ucraina. Nel suo primo colloquio con leader occidentali dall’inizio della crisi, Xi ha detto che la Cina “deplora profondamente” la guerra e sostiene il rispetto della “sovranità e integrità di tutti i Paesi”, ma anche le “legittime preoccupazioni in materia di sicurezza. Tutti gli sforzi per una soluzione pacifica dovrebbero essere supportati”. E ha bocciato le sanzioni “che avranno un impatto negativo”, perché risultano “dannose per tutte le parti”.

Secondo il resoconto della tv cinese Cctv, grande emittente televisiva controllato dallo Stato, la Cina apprezza gli sforzi di mediazione profusi nella crisi in Ucraina da Francia e Germania e si dice disposta a mantenere il coordinamento con i due Paesi più Unione Europea e, ha aggiunto Xi, è disposta a svolgere un “ruolo attivo” con la comunità internazionale secondo le esigenze di tutte le parti. Xi ha anche apprezzato l’impegno di Francia e Germania nella tutela degli interessi dell’Europa, invitando a “considerare la sua sicurezza duratura” con l’adesione “all’indipendenza strategica” e alla promozione “della costruzione di un quadro di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile”. La Cina è dunque favorevole nel vedere “un dialogo tra pari” che coinvolga Europa, Russia, Stati Uniti e Nato. Vedremo. Ma intanto arriva un annuncio che ha il sapore di un’altra sanzione pesante ed è destinato ad avere ripercussioni importanti.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato un completo bando alle importazioni dalla Russia in campo energetico.

“Non saranno più accettate importazioni di petrolio russo, gas e carbone. Il popolo americano darà un altro potente colpo” a Putin, ha detto il presidente, sottolineando che gli Stati Uniti “non vogliono sovvenzionare la guerra di Putin” in Ucraina. “La non è senza un costo per noi. La guerra di Putin sta già danneggiando le famiglie americane ai benzinai” ha aggiunto riferendosi al fatto che “da quando Putin ha iniziato la sua azione militare, il prezzo della benzina in America è salito di 75 centesimi e questa azione” ha detto riferendosi alla decisione di mettere l’embargo sulle forniture energetiche russe, “lo farà salire ancora di più”. Quasi contemporaneamente la Gran Bretagna ha annunciato che eliminerà le importazioni di gas e petrolio russo entro la fine dell’anno. Lo ha reso noto su Twitter il segretario per l’Energia, Kwasi Kwarteng. “La transizione consentirà ai mercati, agli imprenditori, e alle catene di approvvigionamento tempo più che sufficiente per sostituire le importazioni dalla Russia che rendono conto dell’8 per cento del fabbisogno britannico”.

La Russia risponde subito pesantemente. Ci informa Interfax: “Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che introduce misure economiche speciali nel commercio estero per garantire la sicurezza della Russia. Il decreto introduce alcune misure economiche speciali in vigore fino al 31 dicembre 2022. Questi includono “il divieto di esportazione al di fuori del territorio della Federazione Russa e (o) l’importazione nel territorio della Federazione Russa di prodotti e (o) materie prime secondo elenchi stabiliti dal governo russo”.

L’UNHCR, l’agenzia Onu per i rifugiati, ha reso noto che il numero di persone fuggite dall’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa ha superato la soglia di 2 milioni. “Un milione di bambini sono scappati dall’Ucraina, in meno di due settimane”, ha poi scritto su Twitter James Elder, portavoce di Unicef. “Una buia prima volta nella storia”. Elder, in un’intervista alla Cnn, ha sottolineato che si tratta di una cosa senza precedenti: “Non avevamo mai affrontato una crisi di rifugiati di questa velocità e di questa portata”.

E c’è il forte allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla situazione sanitaria in Ucraina al dodicesimo giorno di guerra: gli attacchi agli ospedali e alle ambulanze sono aumenti “rapidamente” negli ultimi giorni e le forniture mediche vitali stanno finendo. Lo riporta il Guardian citando una dichiarazione della responsabile emergenze dell’Oms per l’Europa, Catherine Smallwood, secondo la quale almeno nove persone sono morte in 16 attacchi a strutture sanitarie dall’inizio dell’invasione.Per oggi è tutto con questo lunghissimo mattinale. Ma c’è il mondo in subbuglio. Buona giornata.

(foto dal web)