#Tanomattinale 6 marzo 2022: Guerra in Ucraina: il vescovo di Catania avverte: “la deterrenza può portare a un’avventura senza ritorno”; Putin minacce e bavaglio, la nota dell’Usigrai; la Cina e la benzina sul fuoco; il rischio hacker; Coviddi ancora in calo
Amiche e amici del #Tanomattinale buona domenica.
Guerra Russia- Ucraina giorno 11.
Oggi voglio cominciare con un uomo di Chiesa, con le parole che mi sembrano lucide e importanti di mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania nella veglia di preghiera per la pace in Ucraina svoltasi in Cattedrale. Una delle tante in Italia e nel mondo, insieme a tante manifestazioni di piazza, di gente che vuole una pace che sembra ahimè molto lontana. “La legittima difesa è necessaria per difendere i civili, ma – ha detto – occorre vigilare perché non si crei una strategia nella quale la deterrenza porti davvero ad una avventura senza ritorno”. Un allarme giusto e che deve fare riflettere. E ha aggiunto: “Noi siamo qui perché vogliamo avere un pensiero cristiano sulla pace, sulla guerra, sull’uso delle armi, sull’ordine internazionale. Mentre preghiamo affinché cessi la guerra, manifestiamo vicinanza al popolo ucraino che oppone resistenza all’invasione, ai tanti ucraini che vivono a Catania e nella nostra Isola e che sono in particolare apprensione per i loro cari. A loro promettiamo solidarietà ed accoglienza, perché su questa sponda del Mediterraneo possano sentirsi sempre nostri fratelli e mai stranieri”.
E dopo i pensieri di pace quelli di guerra, terribili e sempre più minacciosi, del dittatore russo Vladimiro Putin: “Queste sanzioni che vengono imposte sono come dichiarare guerra”, ha detto durante un incontro televisivo con gli assistenti di volo della compagnia aerea russa Aeroflot. “Ma grazie a Dio, non siamo ancora arrivati”. E ha anche aggiunto: “Stiamo sentendo ora che è necessario dichiarare una no-fly zone sul territorio ucraino. Questo non può essere fatto sul territorio ucraino stesso; può essere fatto solo dai territori di alcuni stati vicini. Considereremo qualsiasi movimento in questa direzione come un coinvolgimento in un conflitto armato da parte del Paese dal cui territorio vengono poste minacce ai nostri membri del servizio militare”. Sintesi: chi prova a dichiarare no-fly zone sull’Ucraina entra in guerra con la Russia. Essendo una zona di guerra è un concetto evidente, ribadito dalla Nato e da tanti altri, ma lui ha voluto ribadirlo con estrema chiarezza e durezza.
Alzando ulteriormente il livello della tensione. Ma credo che la notizia più importante sia il bavaglio che il presidente della Russia ha messo con il suo pesantissimo editto contro la stampa alla informazione di tutto il mondo da Mosca, facendo sloggiare i corrispondenti Rai, Ansa, BBC, CNN e tanti altri, mentre i giornalisti sul campo rischiano la vita. Come abbiamo visto e rivisto in un drammatico video, una troupe di Sky News è rimasta vittima di un attacco a Bucha, a 30 km da Kiev. Giornalisti e produttori a bordo di una vettura stavano lasciando la cittadina per tornare verso la capitale, all’improvviso una raffica di colpi d’arma da fuoco ha colpito l’auto. I componenti del team britannico sono usciti dall’auto qualificandosi come giornalisti, credendo in un errore delle truppe ucraine. Sono invece arrivati altri proiettili e uno ha ferito lievemente il reporter Stuart Ramsay alla schiena mentre il cameraman Richie Mockler è stato salvato dal giubbotto anti-proiettile. Infine la troupe inglese è riuscita a mettersi in salvo in un magazzino controllato dalle forze di Kiev e poi viene scortata dalla polizia alla capitale.
Riporto un post molto significativo dalla pagina Facebook dell’USIGRAI, il sindacato dei giornalisti RAI, dopo che Putin ha silenziato completamente l’informazione straniera a Mosca, social compresi: “L’Usigrai ringrazia i colleghi inviati e corrispondenti della Rai che fino ad oggi dalla Federazione Russa hanno garantito con le loro cronache completezza e correttezza dell’informazione di servizio pubblico su quanto sta avvenendo nel paese dopo l’attacco militare all’Ucraina. La Rai ha deciso di sospendere i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa, dopo che altri network internazionali hanno fatto lo stesso a causa delle leggi introdotte nel Paese e che prevedono forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità. Da oggi cittadini e cittadine del nostro Paese non avranno una voce importante per capire fino in fondo i risvolti di questa crisi e tenere un faro acceso su quello che sta accadendo al popolo Russo. L’altra faccia dell’aggressione all’Ucraina è la violenza del potere che in Russia sta riducendo al silenzio ogni critica sulle decisioni del Cremlino. Ci raccorderemo con Fnsi (Federazione della Stampa, il sindacato dei giornalisti) e con la Federazione Europea dei Giornalisti per valutare iniziative per continuare a garantire il diritto dei cittadini a essere informati”. Non ho altro da aggiungere, tutto molto chiaro e forte. Sulla situazione sul campo, mi piace tradurre integralmente dall’inglese questo brano dalle cronache dell’AP, la formidabile Associated Press: “Con la retorica del Cremlino sempre più feroce e la sospensione della tregua dai combattimenti, le truppe russe hanno continuato a bombardare le città circondate e il numero di ucraini costretti a lasciare il loro paese è cresciuto fino a 1,4 milioni. Di notte le forze russe avevano intensificato i bombardamenti di Mariupol, mentre lanciavano potenti bombe sulle aree residenziali di Chernihiv, una città a nord di Kiev, hanno detto funzionari ucraini. Le madri prive di lutto piangevano i bambini uccisi, i soldati feriti erano dotati di lacci emostatici e i medici lavoravano alla luce dei loro cellulari mentre l’oscurità e la disperazione pervadevano. Folle di uomini si sono schierati nella capitale per unirsi all’esercito ucraino”.
Un quadro drammatico, che rende l’idea. Stamattina non traduco nulla dalla TASS, ho visto i titoli, il livello della propaganda pro Russia mi sembra cresciuto in misura inversamente proporzionale al silenzio delle fonti straniere. Imbarazzante, ma illuminante, è la guerra bellezza! Sempre da AP, traduco questo passaggio: “Blinken (il segretario i Stato Usa, n.d.r.) ha anche parlato al telefono con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, il quale ha affermato che Pechino si oppone a qualsiasi mossa che “aggiunga benzina sulle fiamme” in Ucraina, secondo il ministero degli Esteri cinese”. Diplomazia in azione per cercare di fermare la spirale della guerra, come quella a sorpresa del primo ministro israeliano Naftali Bennett, che è andato a trovare prima Putin a Mosca, poi il cancelliere tedesco Sholz a Berlino. E intanto in Italia è allarme per un possibile rischio di attacchi hacker.
La Computer Security Incident Response Team avverte: “Sono attesi attacchi informatici provenienti dalla Russia e da Paesi orientali, indirizzati su vasta scala anche verso l’Italia, probabilmente in virtù degli aiuti umanitari che si stanno offrendo”. Le aziende sanitarie e ospedaliere, purtroppo, sottolinea la struttura istituita presso l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, “sono un obiettivo molto sensibile”. Il consiglio è di alzare “al massimo i livelli di sicurezza, chiedendo ai vostri referenti aziendali e ai fornitori di monitorare in tempo reale i sistemi di sicurezza. Massima attenzione alla posta elettronica, all’antivirus, ai siti esposti verso l’esterno. Purtroppo, anche queste, sono azioni di guerra”.Cambio argomento, torno a parlare di Coviddi in Italia, non dimentico che c’è ancora anche se sembra sparito dalle cronache, ma la situazione migliora ancora, come si evince dall’ultimo monitoraggio settimanale della “cabina di regia” fra Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute. Continua dunque a calare l’incidenza di Covid-19 in Italia. La discesa prosegue a livello nazionale, arrivando a 433 casi ogni 100mila abitanti nel periodo 25 febbraio-3 marzo, rispetto ai 552/100mila del periodo 18-24 febbraio (dati flusso ministero Salute).
La percentuale dei casi di Covid-19 rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in leggera diminuzione (16% vs 18% la scorsa settimana), risulta dal monitoraggio. E’ in aumento la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (35% vs 33%), come anche quella dei casi diagnosticati attraverso attività di screening (49% vs 48%).Resta sotto la soglia epidemica di 1 l’indice di trasmissione. Nel periodo 9-22 febbraio l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,75 (range 0,67-0,96). Nel report della scorsa settimana il valore dell’Rt relativo al periodo 2-15 febbraio era di 0,73. Lo stesso andamento si registra per l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero: l’Rt è di 0,77 (0,75-0,79) al 22 febbraio, rispetto al valore di 0,76 del 15 febbraio. E continua inoltre il calo dei ricoveri per Covid-19 in Italia. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 6,6% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 3 marzo), rispetto all’8,4% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 24 febbraio). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è al 14,7% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 3 marzo), rispetto al 18,5% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 24 febbraio).Per oggi è tutto. Sulla guerra ho anche scritto a inizio giornata una mia probabilmente per molti eccessivamente pesante riflessione su un inquietante fotomontaggio che circola sui social.
So che resterà per pochi intimi, le cose dette e scritte in un certo modo fanno paura e lo capisco bene; dunque evito di riproporla qui.
(foto dal web)