Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno.
Parlare in maniera disinvolta di bombe atomiche e minacciarne l’uso come se nulla fosse, come se fossero “nucidde” si dice dalle nostre parti (noccioline, cari nordici) sembra diventata negli ultimi tempi un’abitudine diffusa in ogni parte del mondo. Al punto da farci scantare assai che prima o poi qualcuno passerà davvero dalle parole ai fatti. Ma tanto questo non lo potremo raccontare noi comuni mortali che non abbiamo bunker antiatomici. Ho fatto questa premessa perché oggi vi delizio, si fa per dire, la aprendo la mia rubrichetta con una notizia decisamente spaventosa, diffusa mentre l’Ucraina è il centro dell’informazione nel Pianeta dall’ ANSA alle 5,45: la Corea del Nord userà le sue armi nucleari per “eliminare” l’esercito sudcoreano nel caso di un attacco preventivo da parte di Seul, è l’avvertimento della potentissima Kim Yo-jong, sorella del leader Kim Jong-un, diffuso dai media statali.
Vi traduco integralmente dall’inglese, per farvi capire bene di che cosa e di chi stiamo parlando, il terrificante resoconto dal sito ufficiale della Korean Central News Agency, abbreviata in KCNA, l’agenzia di stampa pubblica della Corea del Nord che riporta le opinioni del governo sia all’interno che in altri Paesi del mondo.
Eccola, parole mostruose: “Kim Yo Jong, vicedirettore del dipartimento del Comitato centrale del Partito dei lavoratori della Corea, ha rilasciato una dichiarazione ai media il 4 aprile. Nella dichiarazione ha detto: “Il ministro della Difesa sudcoreano ha manifestato il suo estremo disagio il 1 aprile, parlando di “attacco preventivo” ai mezzi del nostro esercito per colpire la Corea del Sud. La terribile paura di So Uk è stata chiaramente rivelata dal suo bluff. E’ stato però un grave errore che lui, dichiarandosi rappresentante dell’esercito, insistesse sul cosiddetto attacco preventivo, definendoci un nemico. Abbiamo già chiarito che la Corea del Sud non è il nostro principale nemico. In altre parole, l’esercito sudcoreano non sarà l’obiettivo del nostro attacco a meno che non intraprenda un’azione militare contro il nostro stato. Se gli eserciti di entrambe le parti si combattono, l’intera nazione coreana subirà disastri più orribili di quelli subiti mezzo secolo fa, a parte chi vincerà e chi perderà in guerra o in battaglia. Non colpiamo nessuno in alcun modo, se non attacca noi. Ma la situazione cambierà se la Corea del Sud intraprenderà un’azione militare come un “attacco preventivo” manifestato da So Uk su qualsiasi terreno o per qualsiasi errore di valutazione.
È buono che la Corea del Sud diventa l’obiettivo dell’attacco da sola. Due giorni fa abbiamo seriamente avvertito che la Corea del Sud subirebbe un terribile disastro di gran lunga inimmaginabile, se il suo esercito violasse anche solo un centimetro della nostra terra. Nel caso in cui la Corea del Sud adotti uno scontro militare contro di noi, le nostre forze di combattimento nucleare sono inevitabilmente obbligate a svolgere la loro missione. Se la situazione si sviluppasse a tal punto, verrebbe organizzato un terribile attacco e l’esercito sudcoreano non avrebbe altra scelta che subire un tragico sterminio. Non è una minaccia. È una spiegazione dettagliata della nostra reazione contro una possibile azione militare sconsiderata della Corea del Sud e le sue conseguenze, nonché il motivo per cui la Corea del Sud deve astenersi da fantasticherie militari contro uno stato nucleare. Non c’è affatto un modo per evitare un terribile disastro. Se la Corea del Sud non ci provoca e cova un assurdo sogno ad occhi aperti ma pensa a come evitare i proiettili che abbiamo sparato, forse no, ovviamente, sarà in grado di sfuggire al disastro di cui sopra.
L'”attacco preventivo” a uno stato nucleare è un sogno selvaggio. Chiariamo definitivamente ancora una volta che non spareremo alcun colpo alla Corea del Sud in quanto non la consideriamo l’avversario delle nostre forze armate. Non è perché paragoniamo la forza militare della Corea del Sud a noi, uno stato nucleare, ma perché entrambi sono la stessa nazione che non deve combattere. Spero che un disturbo anormale che si preoccupa della sicurezza senza alcun fondamento si riprenda il prima possibile, ha aggiunto la dichiarazione”. Non aggiungo commenti superflui.
E tanto per non farci mancare niente, segnalo il simpatico titolo di oggi di “Libero”, giornale che eufemisticamente parlando non è tra i miei preferiti ma che mi capito sotto gli occhi come altri: “Tra le atomiche di Putin una è pronta per l’Italia”. Interessante, no?
Guerra Russia- Ucraina, giorno 41. La mia giornata e quella di tanti di voi comincia con le immagini terribili e inequivocabili da Bucha dei servizi dell’ottimo inviato Rai Ilario Piagnerelli, qui sotto un paio di foto, compresa quella del grande fotoreporter spagnolo Santi Palacios, tra i più bravi e attivi sul fronte. Il presidente degli Stato Uniti Joe Biden chiede un processo per crimini di guerra contro Vladimir Putin. “Quello che sta accadendo a Bucha è un crimine di guerra”, ha detto, annunciando che la sua amministrazione sta studiando nuove sanzioni contro Mosca. “Putin è brutale, quello che è successo a Bucha è orribile”, ha aggiunto. “Dobbiamo continuare a fornire all’Ucraina le armi di cui ha bisogno”. Il presidente americano ha detto che “bisogna ricostruire tutti i dettagli di quello che è accaduto e tenere un processo per crimini di guerra” contro la Russia. Non si fa attendere la replica di Mosca: se gli americani vogliono investigare i crimini di guerra, “che comincino con i bombardamenti sulla Jugoslavia e l’occupazione dell’Iraq”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, commentando la proposta del presidente Usa Joe Biden di creare un tribunale per crimini di guerra dei russi in Ucraina. “Non appena finiscono, possono passare ai bombardamenti nucleari sul Giappone”, ha aggiunto Zakharova. Da parte sua il presidente ucraino Vladimir Zelenskym riporta la TASS, ha dichiarato martedì di essere interessato a un’indagine globale e trasparente sui recenti eventi a Bucha, vicino alla capitale del paese, Kiev. “Siamo interessati all’indagine massimamente completa e trasparente, i cui risultati saranno annunciati e spiegati all’intera società internazionale”, ha detto Zelensky in un discorso video pubblicato dal suo ufficio stampa. “Abbiamo fornito il massimo accesso ai giornalisti a Bucha e ad altre città liberate dell’Ucraina, a centinaia di giornalisti da tutto il mondo”, ha continuato. “E siamo interessati che migliaia di giornalisti visitino questo sito, più sono, meglio è”. Di tutto questo oggi Zelensky parlerà all’ONU alle 16 ora italiana.
Ma la vita continua e, come cantava il grande Fabrizio De Andrè, dal letame nascono i fiori. Tra le foto che illustrano questo mattinale, ci sono quelle emozionanti del matrimonio tra le macerie di Kharkiv per Nastya Gracheva e Anton Sokolov, lei infermiera in una clinica oncologica e lui medico. Quando è cominciata la guerra i due sposini si sono prodigati a dare aiuto medico a casa delle persone del loro Paese. Quando hanno finito i medicinali a disposizione hanno cominciato raccolte per avere fondi e ottenerne altri per le persone che ne avevano bisogno. Lei era in abito bianco, con velo e bouquet ma anche con scarponi da combattimento. Uguali a quelli di lui, in impeccabile abito grigio scuro. Natya e Anton abbracciati sul tettuccio di una auto distrutta dalle bombe, in una strada della loro città devastata. Ma quelle foto della coppia ucraina che fanno il giro del mondo sono certamente un potente messaggio di speranza e ripartenza. Per dire appunto che, nonostante la terribile guerra, la vita continua.
Chiudo il capitolo giornaliero sulla guerra con la manifestazione per la pace di ieri pomeriggio a Comiso. Dal no ai Missili Cruise nella nostra Terra al no alla guerra in Ucraina: c’ero anch’io tra i centomila di quarant’anni fa sempre a Comiso, come raccontò allora la meravigliosa prima pagina del mio giornale L’Ora che vedete qui, contro l’installazione dei missili Cruise e per il disarmo nucleare guidata da Pio La Torre. Avevo 25 anni e fu un’esperienza meravigliosa di aggregazione per un obiettivo nobilissimo, la pace. Allora come oggi avevamo paura, il mondo aveva paura. Ieri erano alcune migliaia, tremila si dice, a chiedere la fine immediata della guerra in Ucraina: giovani, anziani della mia generazione, politici. Non erano i centomila del 4 aprile 1982, i tempi sono cambiati e il pacifismo non attira granché e non fa più moda, ma è stato comunque un bellissimo messaggio ancora dalla Sicilia.
Chiudo con tre fatti di cronaca. E’ stata ridotta la condanna per l’omicidio preterintenzionale di Stefano Cucchi nei confronti dei carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro: la pena passa da 13 a 12 anni di reclusione. Ci sarà inoltre un nuovo processo di appello per i due carabinieri accusati di falso nell’ambito della morte di Stefano Cucchi. Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha riaperto l’appello bis per Roberto Mandolini, che era stato condannato a 4 anni di reclusione e per Francesco Tedesco, condannato a 2 anni e mezzo di carcere. “Possiamo dire che [Stefano] è stato ucciso di botte, che giustizia è stata fatta nei confronti di loro che ce l’hanno portato via”. Sono state queste le prime parole di Ilaria Cucchi dopo che Cassazione ha confermato la condanna per omicidio preterintenzionale. “A questo punto possiamo mettere la parola fine a questa prima parte del processo sull’omicidio di Stefano – ha detto la sorella Ilaria, ricordando che è in corso anche un altro processo per i depistaggi sul caso. “Devo ringraziare tante persone, il mio pensiero in questo momento va ai miei genitori che di tutto questo si sono ammalati e non possono essere con noi, va ai miei avvocati Fabio Anselmo e Stefano Maccioni e un grande grazie al dottor Giovanni Musarò che ci ha portato fin qui”.
E poi le parole di Rita Calore, madre di Cucchi: “Finalmente è arrivata giustizia dopo tanti anni almeno nei confronti di chi ha picchiato Stefano causando la morte”. Il comando generale dei carabinieri ha così commentato la sentenza: “Siamo vicini alla famiglia Cucchi di cui condividiamo il dolore e ai quali chiediamo di accogliere al nostra profonda sofferenza e il nostro rammarico”. L’Arma spiega che “saranno sollecitamente conclusi, con il massimo rigore” i procedimenti disciplinari a carico dei due. La sentenza, aggiunge, “ci addolora perché i comportamenti accertati contraddicono i valori e i principi ai quali chi veste la nostra uniforme deve sempre e comunque ispirare il proprio agire”. La sentenza di oggi della Corte di Cassazione, dice ancora l’Arma, “sancisce la responsabilità di due dei 4 carabinieri coinvolti, a diverso titolo, nella vicenda della drammatica morte di Stefano Cucchi”. Per questo vanno le scuse alla famiglia di Stefano e la promessa che i procedimenti disciplinari verranno conclusi con il massimo rigore. “Lo dobbiamo alla famiglia Cucchi – conclude l’Arma – e a tutti i carabinieri che giornalmente svolgono la loro missione di vicinanza e sostegno ai cittadini”.
Due persone, un uomo e una donna, sono state uccise ieri sera con alcuni colpi d’arma da fuoco nelle campagne di Castrovillari, in provincia di Cosenza. I cadaveri erano all’interno di una Mercedes, in contrada Gammellone in una zona isolata. Il corpo dell’uomo era nel portabagagli della vettura, quello della donna al posto di guida. Sui corpi sono stati rilevati numerosi fori provocati dai colpi di arma da fuoco. Ulteriori accertamenti hanno portato a individuare in un pregiudicato e nella sua compagna le vittime del duplice omicidio Si tratta di Maurizio Scorza 57 anni, originario di Cassano Ionio, che nel 2013 subì un attentato a colpi d’arma da fuoco, ma riuscì a sopravvivere e della sua compagna di origine marocchina residente a Villapiana. È ancora tutto da individuare il movente dell’uccisione. I carabinieri starebbero indagando, almeno in questa fase, a 360 gradi anche se l’ipotesi che viene tenuta in maggiore considerazione è quella di una vendetta maturata negli ambienti della criminalità, non si sa ancora se comune o organizzata.
Infine un orrendo omicidio di un siciliano negli Stati Uniti. Avrebbe ucciso il marito e ne avrebbe nascosto il corpo in camera da letto per 13 giorni, vci racconta l’ANSA. Anna Maria Tolomello, originaria di Carini (Pa), ma residente a Chalfont, in Pennsylvania avrebbe confessato il delitto, dicendo ai poliziotti americani di essere stata costretta ad uccidere Giovanni Gallina, anche lui carinese, per difendersi dal suo tentativo di strangolarla. I due gestivano una pizzeria. A far scattare le ricerche è stato il figlio della coppia che non sentiva il padre dal 16 marzo scorso. Più volte aveva chiesto alla madre di parlare con il padre, ma lei aveva risposto che Gallina era partito per affari e aveva lasciato il cellulare nella pizzeria di famiglia. Gli agenti si sono presentati a casa e hanno trovato il corpo dell’uomo. Secondo fonti americane, la donna avrebbe pagato una ditta con 350 dollari per scavare una fossa per occultare definitivamente il corpo del convivente. Decisione necessaria visto che il corpo era in stato decomposizione. La donna dovrà comparire davanti al giudice il 19 aprile.
E’ tutto, buona giornata. (le foto dal web)
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