Amiche e amici del #Tanomattinale buon lunedì’.
Guerra Russia-Ucraina, giorno 33.
Mentre sul continuano i bombardamenti e gli allarmi, ma la situazione sembra in stallo e pare che i russi si stiano allontanando da Kiev, la notizia più importante è certamente la ripresa oggi, di nuovo in presenza, tra le due delegazioni. Scrive la TASS, agenzia di stampa ufficiale russa: “l’aiutante presidenziale russo Vladimir Medinsky, che guida la delegazione russa, ha dichiarato sul suo canale Telegram che le delegazioni dei due paesi hanno deciso di tenere il prossimo round di colloqui faccia a faccia il 29 e 30 marzo. In seguito, l’ufficio del presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha riferito che il leader turco e il suo omologo russo Vladimir Putin avevano concordato di tenere la riunione delle delegazioni a Istanbul”.
E ancora: “Le priorità dell’Ucraina nei colloqui con la Russia rimangono le stesse, ha affermato lunedì il presidente ucraino Vladimir Zelensky. Secondo lui, coinvolgono la sovranità, l’integrità territoriale e le garanzie di sicurezza dell’Ucraina. “Un nuovo ciclo di negoziati è in arrivo, perché stiamo cercando la pace. Le nostre priorità nei negoziati sono note. La sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina sono fuori dubbio. Sono obbligatorie garanzie di sicurezza efficaci per il nostro Stato. Il nostro obiettivo è ovvio: la pace e il ripristino della vita normale nel nostro stato il prima possibile”, ha detto in un discorso video pubblicato sul canale Telegram del suo ufficio” Fin qui la TASS. Ma sono molto importanti, alla vigilia di questa nuova tornata di colloqui nella Turchia di Erdogan che vuole ergersi a grande mediatore nella crisi e ha insistito con Putin per un immediato “cessate il fuoco”, altre parole di Zelensky. L’Ucraina “sta prendendo attentamente in considerazione la questione della neutralità” ed è pronta a “un compromesso sul Donbass”. Il presidente lo ha detto nella sua prima intervista ai media russi dall’inizio della guerra, pubblicata sul sito di opposizione Meduza.
E adesso le ultime, francamente quasi grottesche notizie, sulle reazioni alle ormai famose parole pronunciate in Polonia dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden che hanno suscitato tanto scandalo e preoccupazioni diplomatiche: “Per l’amor di Dio, quest’uomo non può rimanere al potere”. Di nuovo una notizia TASS, come sempre con linguaggio “velinaro” farragginoso, ma dai contenuti chiari: “Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato domenica di non aver chiesto un cambio di regime in Russia, ha riferito il pool di stampa della Casa Bianca. Domenica, Biden ha visitato una chiesa a Washington. Secondo Courtney Rozen di Bloomberg, quando il capo di stato stava uscendo dalla chiesa, uno dei giornalisti gli ha chiesto se avesse chiesto un cambio di regime. Il leader americano ha risposto: “No”. In precedenza, durante la sua visita a Varsavia, Biden aveva affermato che il presidente russo Vladimir Putin “non può rimanere al potere”.
La Casa Bianca in seguito ha assicurato che il leader degli Stati Uniti “non stava discutendo del potere di Putin in Russia, o del cambio di regime”. A sua volta, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che non spettava al presidente degli Stati Uniti decidere chi sarebbe stato al potere in Russia”
E poi ci sono le dichiarazioni imbarazzate del segretario di Stato americano Antony Blinken ieri in Israele: “Penso che il presidente e la Casa Bianca ieri sera abbiano sottolineato semplicemente che Putin non può avere il potere di fare una guerra o impegnarsi in un’aggressione contro l’Ucraina o contro chiunque altro”, ha detto dopo che già ieri sera la Casa Bianca aveva precisato le parole di Biden. “Come ci avete sentito dire ripetutamente, non abbiamo una strategia per un cambio di regime a Mosca”. E anche Macron ha bacchettato Biden, mentre l’UE prende le distanze.
In sostanza è il trionfo dell’ipocrisia diplomatica. Sulla questione, dico quello che penso: con le parole dette a Varsavia, unanimemente sottolineate come una gaffe, Biden ha in realtà semplicisticamente ma efficacemente interpretato, senza giri di parole, quello che in questo momento pensa effettivamente tanta gente nel mondo, Russia compresa. Trovo estremamente più gravi e pericolosi, perché espressi pubblicamente dal presidente americano e non da un comune cittadino, i micidiali insulti di Biden a Putin, una vera escalation: da killer a dittatore assassino, da criminale di guerra a quell’ultimo “butcher”, macellaio, nel comizio di Varsavia. Può pure pensarlo, il vecchio zio Joe della Casa Bianca, ma non deve dirlo in una situazione così pericolosa per il mondo, costringendo il suo staff a clamorose e imbarazzate smentite e beccandosi gli sbeffeggiamenti del Cremlino e della Duma, che gli danno dell’isterico o avanzano l’ipotesi che non ci stia più con la testa e in realtà abbiamo in tanti questa sensazione. Sicuramente questo show di insulti se da un lato evidenzia una certa inadeguatezza del capo della Casa Bianca e peggiora le relazioni interpersonali con Putin e tra le due grandi potenze, dall’altro non facilita la soluzione della crisi: con il dittatore prepotente invasore del Cremlino, piaccia o non piaccia, bisogna averci a che fare e appare al momento estremamente difficile che possa essere il suo popolo a liberarsene.
A fronte di tutto ciò, ancora una volta le parole di Papa Francesco nell’Angelus di ieri risuonano come urla nel silenzio e grande utopia nel devastante clima di odio. Dal sito Vatican.va: “È passato più di un mese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, dall’inizio di questa guerra crudele e insensata che, come ogni guerra, rappresenta una sconfitta per tutti, per tutti noi. C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono. La guerra non devasta solo il presente, ma anche l’avvenire di una società. Ho letto che dall’inizio dell’aggressione all’Ucraina un bambino su due è stato sfollato dal Paese. Questo vuol dire distruggere il futuro, provocare traumi drammatici nei più piccoli e innocenti tra di noi. Ecco la bestialità della guerra, atto barbaro e sacrilego! La guerra non può essere qualcosa di inevitabile: non dobbiamo abituarci alla guerra! Dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani. Perché, se da questa vicenda usciremo come prima, saremo in qualche modo tutti colpevoli. Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia. Prego per ogni responsabile politico di riflettere su questo, di impegnarsi su questo! E, guardando alla martoriata Ucraina, di capire che ogni giorno di guerra peggiora la situazione per tutti. Perciò rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace!”.
Cambio argomento. Italia a bocca asciutta nella notte degli Oscar, ecco tutti i premi della 94/a edizione annunciati stanotte durante la cerimonia al Dolby Theatre di Hollywood
Miglior Film: Coda – I segni del cuore di Sian Heder
Migliore regia: Jane Campion per Il potere del cane
Migliore attrice protagonista: Jessica Chastain per Gli occhi di Tammy Faye
Migliore attore protagonista: Will Smith per King Richard – Una famiglia vincente
Migliore attrice non protagonista: Ariana DeBose per West side story
Migliore attore non protagonista: Troy Kotsur per Coda – i segni del cuore
Migliore sceneggiatura originale: Belfast di Kenneth Branagh
Migliore sceneggiatura adattata: Coda – I segni del cuore di Sian Heder
Migliore fotografia: Dune (Greig Fraser)
Miglior trucco e acconciatura: Gli occhi di Tammy Faye (Linda Dowds, Stephanie Ingram e Justin Raleigh)
Miglior film internazionale: Drive My Car di Ryusuke Hamaguchi
Miglior film d’animazione: Encanto di Byron Howard e Jared Bush
Miglior documentario: Summer of Soul…or When the Revolution Could Not Be Televised di Ahmir “Questlove” Thompson
E infine la Formula Uno. Prima vittoria stagionale per Max Verstappen su Red Bull, che ha conquistato il GP dell’Arabia Saudita: decisivo il sorpasso del campione del mondo sulla Ferrari di Clarcles Leclerc a 3 giri dalla fine. Il monegasco resta leader del Mondiale. Sul podio, terza, anche l’altra Rossa di Carlos Sainz. “Ho provato a beffare Max lasciandolo passare all’ultima curva e sono riuscito ad avere DRS per passarlo di nuovo sul rettilineo. Questo, però, non è bastato per vincere. Però mi sono davvero divertito in questa gara, sono battaglie dure ma corrette. Tutte le gare dovrebbero essere così”, ha dichiarato Leclerc al termine della gara.
E’ tutto, buona giornata.
(foto dal web)
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