Amiche e amici del #Tanomattinale buon lunedì.
Guerra Russia-Ucraina, giorno 5. Comincio con la buona (forse) notizia. Mentre continuano i bombardamenti a Kiev, Kharkiv e altre città, l’Ucraina ha confermato i negoziati con la Russia previsti per stamattina al confine con la Bielorussia. “Abbiamo convenuto che la delegazione ucraina si sarebbe incontrata con la delegazione russa senza precondizioni al confine ucraino-bielorusso, vicino al fiume Pripyat”. Lo ha affermato in un messaggio su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, confermando l’incontro negoziale con la Russia. Nella conversazione telefonica con il presidente bielorusso, “Alexander Lukashenko si è assunto la responsabilità di garantire che tutti gli aerei, elicotteri e missili di stanza sul territorio bielorusso rimangano a terra durante il viaggio, i colloqui e il ritorno della delegazione ucraina”, ha concluso Zelensky, che secondo la Ria Novosti ha ammesso di non credere nei negoziati, sottolineando che il presidente ucraino ha aggiunto, “ma proviamo”. Insomma è un lunedì di flebile speranza, anche se il clima non è per nulla promettente. Poi le notizie meno buone, che sono anzi bruttissime e inquietanti perché aggiungono rischi ulteriori di un ampliamento del conflitto.
I bielorussi sono stati chiamati ieri ad esprimersi in un referendum per modifiche costituzionali su una decisione fondamentale per la guerra in atto: i cittadini dovevano scegliere se mantenere la neutralità nucleare o se dare il via libera al dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia. Ebbene, “Il 65,16% degli elettori ha votato a favore degli emendamenti alla Costituzione della Repubblica di Bielorussia”, ha annunciato stanotte il presidente della Commissione elettorale centrale bielorussa, Igor Karpenko, citato dalle agenzie di stampa russe.
Solo il 10,07% ha votato contro, mentre l’affluenza è stata del 78,63%, secondo la stessa fonte. Il quesito referendario riguardava anche l’adozione o meno di emendamenti per rafforzare i poteri di Lukashenko, al governo dal 1994. Non è cosa da poco il fatto che la consultazione si è svolta mentre la vicina Ucraina è alle prese con l’invasione russa e i colloqui negoziali tra russi e ucraini si svolgeranno proprio al confine bielorusso.
Con questo cambiamento della Costituzione Lukashenko, alleato di Putin, se sarà rieletto nel 2025 potrà restare al potere fino al 2035, libero di trattare il Paese come hangar militare a tutti gli effetti del Cremlino. E intanto circolano sempre più insistenti voci che la Russiua starebbe per trascinare l’alleto bielorusso nella guerra di occupazione dell’Ucraina. La notizia è riportata dal ‘Kyiv independent’, che cita “fonti” non precisate secondo le quali “tra poche ore” il primo aereo da trasporto “Ilyushin Il-76 decollerà con a bordo paracadutisti bielorussi da schierare contro l’Ucraina”.
Voci sul coinvolgimento della Bielorussia nella guerra hanno iniziato a circolare ieri: il messaggio suggeriva che le truppe bielorusse possano essere schierate nelle aree di Kiev o Zhytomyr, a sostegno dei soldati russi.Traduco dall’inglese il dispaccio delle 15,15 di ieri della Tass, l’agenzia di stampa russa: “In risposta alle dichiarazioni aggressive nella Russia occidentale, il presidente Vladimir Putin ha emesso l’ordine di introdurre quello che ha descritto come un “regime di servizio speciale” nella forza di deterrenza dell’esercito russo. “Alti funzionari dei principali paesi della NATO hanno rilasciato dichiarazioni aggressive contro il nostro paese. Per questo motivo, do l’ordine al ministro della Difesa e al capo di stato maggiore generale di introdurre un regime speciale di servizio di combattimento nelle forze di deferenza (testuake, n.d.r.) dell’esercito russo”, ha detto Putin domenica in un incontro con il ministro della Difesa Sergey Shoigu e il capo di stato maggiore Valery Gerasimov al Cremlino. Putin ha sottolineato che anche i paesi occidentali stanno intraprendendo azioni ostili contro la Russia nella sfera economica.
“Mi riferisco alle sanzioni illegittime, che sono ben note a tutti”, ha aggiunto. L’incontro si è svolto sullo sfondo dell’operazione militare speciale della Russia in Ucraina, iniziata da Mosca in risposta a una richiesta di assistenza da parte dei leader delle repubbliche del Donbass”. Quando si parla di deterrenza, come ha sottolineato l’agenzia di stampa governativa russa Sputnik nel dare la notizia alle 14,10 di ieri, si parla di forza di deterrenza nucleare. E poi ancora Sputnik, con linguaggio certamente di parte, ha aggiunto: “Le parole del presidente russo sul passaggio al regime speciale di prontezza al combattimento delle forze strategiche sono una risposta ai tentativi di intimidire la Russia. In particolare poche ore prima la ministra degli Esteri del Regno Unito Liz Truss aveva fatto sapere che la Russia è sull’orlo di un conflitto militare con la Nato. “Questo conflitto di lunga data riguarda la libertà e la democrazia in Europa. Perché se non fermiamo Putin in Ucraina, vedremo altri in pericolo: i Paesi Baltici, la Polonia, la Moldavia. E potrebbe finire con un conflitto con la Nato”, ha detto la Truss”. La buona parola, si fa per dire, gliel’ha messa evocando anche lui il conflitto planetario, il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko, citato dall’agenzia Belta: “In questa situazione, si deve capire una cosa: alcune sanzioni sono peggio di una guerra.
Ora si parla molto di sanzioni contro il settore bancario. Gas, petrolio, swift. Questo sta spingendo la Russia verso una terza guerra mondiale. Quindi dobbiamo mostrare moderazione per non finire nei guai. Perché una guerra nucleare sarebbe un disastro”, ha detto Lukashenko. Da parte sua, in conferenza stampa, il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba ha sostenuto invece che l’ordine del presidente russo Vladimir Putin di mettere in stato d’allerta le forze di deterrenza è un tentativo di fare pressione sull’Ucraina durante i colloqui, concordati al confine con la Bielorussia. E ha avvertito che l’Ucraina “non cederà alla pressione”.Non tranquillizza la risposta arrivata ieri pomeriggio in una nota dell’Alleanza Atlantica: “Gli alleati della Nato stanno rafforzando il loro sostegno politico e pratico all’Ucraina mentre continua a difendersi dall’invasione su vasta scala della Russia. Migliaia di armi anticarro, centinaia di missili per la difesa aerea e migliaia di armi leggere e munizioni stanno per essere inviate in Ucraina”. La Nato ha anche spiegato che “Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Regno Unito e Stati Uniti hanno già inviato o stanno approvando consegne significative”, mentre “l’Italia sta provvedendo a un sostegno finanziario”.Ma c’è anche l’annuncio della presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen relativamente allo strumento “European Peace Facility” con cui l’Unione finanzierà l’acquisto anche di materiale letale: “Per la prima volta in assoluto l’Unione europea finanzierà l’acquisto e la consegna di armi ed equipaggi per un Paese sotto attacco.
E’ un momento spartiacque”. E ancora la conferma delle sanzioni economiche: “Stop alle transazioni con la banca centrale russa e congelamento dei suoi asset all’estero. Esclusione di importanti banche russe da Swift”, ha detto von der Leyen in una dichiarazione in cui sottolinea che “saranno colpiti gli asset degli oligarchi russi. Introdurremo misure restrittive” contro “i più importanti settori” dell’economia della Bielorussia. “Stop all’export di prodotti come carburanti minerali, tabacco, legname, cemento, ferro e acciaio. E sarà esteso il divieto di scambi commerciali” per quei settori sui quali “è stata sanzionata la Russia. Saranno sanzionati tutti i bielorussi che stanno sostenendo questa guerra”, ha sottolineato, definendo Minsk “l’aggressore”.
E c’è anche la chiusura degli spazi aerei in tutta l’UE agli aerei russi. Per quanto riguarda lo Swift, l’Alto Rappresentante della Politica Estera Josep Borrel ha spiegato che non sarà, come previsto, un’esclusione tout court, ma selettiva. La sanzione dell’esclusione dalle transazioni bancarie internazionali potrebbe riguardare poco meno di una decina di istituti. “Crediamo che si debbano tenere aperte delle possibilità finanziarie perché si possano mandare soldi alle famiglie o pagare cose che sono necessarie”, ha spiegato il ministro degli Esteri europeo. Tra le cose necessarie, è probabile che ci sia il gas, principale nodo per l’Ue che si avvicina alla guerra e, soprattutto, per Paesi come Italia e Germania. Resta concreta l’ipotesi che dall’elenco di banche escluse da Swift non ci sia Gazprombank, l’istituto con cui gli europei pagano le forniture di gas a Mosca.E intanto si moltiplicano le manifestazioni in tutto il mondo all’insegna dello slogan “Stop war!” La più imponente di tutte in una città che di guerra non vuole sentirne più parlare: una enorme marea umana ha attraversato ieri il cuore di Berlino, dove secondo gli organizzatori sono 500 mila le persone hanno manifestato per la pace. Immagini davvero senza precedenti, nelle ore in cui Mosca spinge sulla deterrenza nucleare. “Ucraina fronte della lotta globale per la democrazia”, “oggi noi, domani voi!”, si leggeva sui manifesti. Giovani, anziani, bambini, famiglie, un fiume coloratissimo e lunghissimo, fra le bandiere dell’Ucraina, hanno manifestato contro la guerra di Putin. Grandissima manifestazione anche a Praga, a Piazza San Venceslao, dove lo studente Ian Palach si bruciò vivo contro l’invasione sovietica.
Nel frattempo un totale di 4.552 persone sono state arrestate dalla polizia russa nel corso delle manifestazioni di protesta contro l’invasione dell’Ucraina a partire dal 24 febbraio. Lo riporta il sito indipendente OVD-Infogruppo che si occupa della tutela dei diritti umani in Russia. Solo oggi sono oltre 900 le persone fermate durante le proteste che si sono tenute in 44 città in tutta la Russia, da Mosca alla Siberia.Chiudo, dal sito Vatican.va, con le parole drammatiche di Papa Francesco in un suo momento di forti sofferenze fisiche personali, un appello quasi disperato per la pace, all’Angelus di ieri in Piazza San Pietro: “In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada. E non smettiamo di pregare, anzi, supplichiamo Dio più intensamente.
Per questo rinnovo a tutti l’invito a fare del 2 marzo, Mercoledì delle ceneri, una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Ucraina. Una giornata per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino, per sentirci tutti fratelli e implorare da Dio la fine della guerra. Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti. Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina – e non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopia… –, ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza. Perché chi ama la pace, come recita la Costituzione Italiana, «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
(foto dal web)
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