Amiche e amici del #Tanomattinale buongiorno, sono ancora qui a scrivere queste quattro sciocchezze quotidiane per il 22esimo giorno di fila, che è un tempo infinito per le abitudini veloci e voraci dei social. Ma io resisto perché mi piace, perché così provo a imitare i “veri” … giornalisti e soprattutto uno splendido manipolo di voi continua a seguirmi ogni giorno.
Anche oggi comincio con l’Etna, ben più potente di Draghi, della ciurma di untuosi adulatori che ieri gli hanno sviolinato intorno al Senato e di quelli che oggi lo faranno alla Camera. Ci torno solo con una bellissima fotonotizia, rubata al grande vulcanologo Boris Behncke che l’ha postata da poco per raccontarvi che anche questa notte della Muntagna è stata molto effervescente, con colate di lava in cima che avevo visto con chiarezza aprendo il balcone stamattina con il buio. Più tardi ne sapremo di più dai report INGV.
Non vi tedierò molto sul discorso del presidente del Consiglio, ne avrete le scatole piene e un pò le ho anch’io. Dico solo poche cose che penso e trascrivo un passaggio che, personalmente, trovo molto importante. Parto dai numeri dell’approvazione al Senato: i 40 no mi sembrano più significativi dei 262 sì, perché certificano democraticamente i tanti malesseri che agitano il gruppo attualmente più numeroso nei due rami del Parlamento, ma sono anche la prova che per fortuna non siamo ancora al pensiero unico.
Sui contenuti delle dichiarazioni programmatiche, si chiamano così, dico che mi sono sembrate le parole chiare e semplici di un uomo che non è un “marziano” come viene esageratamente (e forse anche un pò ruffianamente) definito stamattina sulla versione online di un grande quotidiano, ma un signore che a mio modesto avviso ha cercato di presentarsi al Paese in un modo diverso, più vicino ai problemi della gente e più lontano dall’immagine di potentissimo e cinico difensore degli interessi dei poteri forti che di lui è stata dipinta fino a ieri.
Non so se ci riuscirà e non so davvero chi è il vero Draghi, lo scopriremo solo vivendo. A me e credo a tutti noi interessano i fatti, non le parole. Debbo dire che mi è certamente piaciuta la parte relativa all’ambiente e soprattutto il progetto, non nuovissimo, di inserire in Costituzione la sostenibilità ambientale; mi è piaciuta assai e spero diventi subito operativa l’idea di una mobilitazione “di guerra” contro la pandemia, con il coinvolgimento immediato sul fronte di soldati, protettori civili e volontari; mi è piaciuto il ragionamento e quello che è sembrato un “mea culpa” da premier sul futuro negato ai giovani e sulla necessità fondamentale di creare nuove prospettive. Mi è sembrata troppo vaga la parte relativa al Mezzogiorno (che francamente non credo sia in cima ai pensieri di Draghi), mi ha preoccupato l’assenza totale di parole sulla lotta alla mafia, in parte rimediata nella replica con il riferimento ai rischi delle infiltrazioni mafiose nei ricchi progetti del Recovery Plan e alla grande attenzione che su questo fronte sarà necessaria.
Ma ecco per me il passaggio-chiave: “L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione e mise le basi del miracolo economico grazie a investimenti e lavoro. Ma soprattutto grazie alla convinzione che il futuro delle generazioni successive sarebbe stato migliore per tutti. Nella fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale. A quella Ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto. Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti”. Io non ne sono così certo come il presidente Draghi, ma mi auguro che sia davvero così.
E a proposito di lotta alle mafie, mentre in Senato erano in corso le dichiarazioni di voto è arrivata la notizia della morte a 79 anni del potente boss Raffaele Cutolo, fondatore della Nuova Camorra Organizzata, collegato a tanti dei misteri italiani, il “Don Raffaè” dell’immenso Fabrizio De Andrè, che oggi avrebbe compiuto 81 anni. Se crediamo alle strane coincidenze, può essere un auspicio significativo per il nuovo Governo sul fronte antimafia.
L’ultima notizia di questa mattinale oggi inevitabilmente un pò più lungo è l’orrenda storia che arriva da Siracusa, con il quasi certo ritrovamento dei resti dei due badanti casertani Luigi e Alessandro sepolti nel giardino di Giampiero Riccioli, figlio dell’anziano di cui si occupavano le due vittime. Una tristissima vicenda all’insegna del degrado umano più assoluto, sempre più diffuso in una società che sembra sbriciolarsi sotto i colpi del virus maledetto e delle conseguenti angosce economiche e sociali. E’ questo, in una parte non irrilevante, il tessuto connettivo dell’Italia di oggi sul quale il governo “di unità nazionale” e delle belle parole di Draghi dovrà incidere se vuole davvero salvare e ricostruire il Paese.
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