Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno.
Guerra Russia-Ucraina, giorno 22. Non le manda a dire Biden a Putin e le affermazioni del presidente degli Stati Uniti, non di un cretino qualunque, che dopo avergli dato un paio di anni fa del “killer” lo ha definito “criminale di guerra”, a mio umilissimo avviso non contribuiscono certamente a creare le condizioni per una concreta trattativa per la pace.
Dunque Joe Biden ha chiamato per la prima volta Vladimir Putin “un criminale di guerra”. Durante un evento alla Casa Bianca, di cui la CNN ha mostrato le immagini registrate che abbiamo visto, uno dei giornalisti al seguito di Biden gli ha urlato, tra la folla e da lontano, la domanda: ‘Putin è un criminale di guerra?’. Il presidente in un primo tempo ha risposto “no”. Dopo qualche secondo, si vede nel video, è tornato indietro e ha risposto: “Sì, lo è”.
Subito dopo dallo staff del presidente si è tenuto a precisare che non si tratta di una dichiarazione di guerra, ma di una risposta in qualche modo appassionata e emotiva. E nel briefing con la stampa, la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, rispondendo a una domanda sull’argomento, ha precisato (traduco dall’inglese, dal sito della White House): “Il presidente stava rispondendo a una domanda diretta che gli è stata posta e ha risposto a ciò che ha visto in televisione. Abbiamo tutti visto atti barbari, atti orribili di un dittatore straniero in un paese che sta minacciando e uccidendo civili, colpendo ospedali, donne incinte, giornalisti e altri. E penso che stesse rispondendo a una domanda diretta”.
Biden ha anche annunciato che gli Stati Uniti concedono all’Ucraina altri 800 milioni di dollari di aiuti militari. “Con il nuovo pacchetto offriamo un’assistenza senza precedenti all’Ucraina”, ha affermato, spiegando che gli 800 milioni vanno ad aggiungersi ai 200 approvati nei giorni scorsi, portando a un miliardo di dollari gli stanziamenti degli ultimi giorni. “Manterremo alta la pressione sull’economia russa, l’obiettivo è far pagare un prezzo alto a Putin”, ha evidenziato Biden.Durissima, com’era prevedibile, la risposta del Cremlino. L’appellativo di “criminale di guerra” rivolto dal presidente Usa Joe Biden al presidente russo Vladimir Putin è “inaccettabile” e frutto di una “imperdonabile retorica”, ha replicato Dmitry Peskov, portavoce di Putin, citato dall’agenzia Tass”.
E poi state a sentire le cose pesantissime che ha detto il presidente della Duma, ne traduco dall’inglese stralci sempre dalla Tass: “La comunità mondiale dovrebbe finalmente vedere che la responsabilità della militarizzazione e della nazificazione dell’Ucraina spetta al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ai senatori e ai membri del Congresso americani, che dovrebbero essere processati, ha affermato mercoledì il presidente della Duma di Stato russa (camera del parlamento inferiore) Vyacheslav Volodin .”È giunto il momento per la comunità mondiale di vedere chi è davvero la colpa della militarizzazione e della nazificazione dell’Ucraina. Biden, senatori statunitensi e membri del Congresso sono stati gli iniziatori di queste decisioni”, ha scritto sul suo canale Telegram. “Sono loro che hanno commesso crimini contro l’umanità e che devono essere processati”, ha aggiunto. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden inizia a capire che dovrà essere responsabile di ciò che sta accadendo in Ucraina, ha detto Volodin. “Washington è in crisi isterica. Dai senatori al presidente. <…> Biden comincia a capire che dovrà essere responsabile di quello che sta succedendo in Ucraina. Il mondo intero ha visto come [il presidente russo Vladimir] Putin stesse cercando di convincerlo che è necessario trovare soluzioni in materia di sicurezza, ma Biden non ha ritenuto possibile avviare un dialogo”, ha scritto Volodin sul suo canale Telegram”.
E ancora: “I leader europei, nelle sue parole, “avrebbero dovuto mostrare indipendenza e volontà” per invitare gli Stati Uniti e la NATO a smettere di militarizzare l’Ucraina per evitare una catastrofe in Europa. Secondo Volodin, le ragioni dell’isterismo di Washington sono evidenti. “Le sanzioni anti-russe non funzionano”, ha consolidato la società russa attorno al presidente, l’Ucraina “è fuori controllo”, i prezzi delle fonti energetiche sono alle stelle non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa. “È diventato chiaro per tutti: gli attacchi a Putin hanno un obiettivo: rovinare la Russia. Ma si è scoperto che non si conosce la gente del nostro Paese”, ha osservato rivolgendosi ai politici occidentali”. Insomma, lo scontro è sempre più duro e preoccupante.
Ma è la Corte internazionale di Giustizia a ritenere che la Russia debba “sospendere immediatamente l’operazione militare avviata il 24 febbraio 2022 sul territorio dell’Ucraina”. Lo ha detto la presidente della Corte Joan Donoghue, in merito alle richieste di Kiev di “misure provvisorie”. “Le due parti devono astenersi da atti che rischino di aggravare la controversia” su cui la Corte è stata chiamata a deliberare “o di renderne la soluzione più difficile”, prosegue la giudice, annunciando la decisione presa dopo la richiesta in tal senso presentata dall’Ucraina. Introducendo la delibera, Donoghue si è inoltre rammaricata che la Russia non abbia partecipato alle udienze precedenti e ha stabilito che – al contrario di quanto sostenuto da Mosca – la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja abbia “la giurisdizione” per decidere sul caso in base alla Convenzione Onu sul genocidio.Ha proposito di parole, il presidente ucraino Zelensky è stato un vero mattatore, con tanto di valanga di applausi, nel suo intervento al congresso USA, confermando tutte le sue capacità comunicative. “Ho un sogno – ha detto – queste tre parole ognuno di voi le conosce bene. Oggi io dico, ho un bisogno. Ho bisogno che proteggiate il nostro cielo. Ho bisogno della vostra decisione, del vostro aiuto, che significa esattamente quello che provate voi quando sentite le parole ‘ho un sogno'”.
Ha paragonato l’invasione russa dell’Ucraina a “Pearl Harbor”, l’attacco giapponese nel 1941 alle installazioni militari americane che venne vista come una dichiarazione ufficiale di guerra. Ha citato gli attentati terroristici dell’11 Settembre 2001, dicendo che in Ucraina “l’11 Settembre succede ogni giorno, da tre settimane”. E poi il monte Rushmore, uno dei monumenti più amati dagli americani, in cui sono rappresentati i volti di quattro grandi presidenti degli Stati Uniti – George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln – per ricordare come anche gli ucraini amino il “diritto alla libertà, all’indipendenza, alla democrazia”, messe “sotto attacco dalla Russia”.
L’intervento è durato una ventina di minuti ed è stato segnato da momenti di grande emozione. Dalla standing ovation bipartisan che il Congresso ha dedicato a Zelensky, in apertura e chiusura del discorso, al video sulla guerra in Ucraina, con la toccante rassegna di immagini di volti di bambini in lacrime, impauriti, indifesi, feriti, di corpi gettati nelle fosse comuni, di città devastate dalle bombe. Immagini che sembravano appartenere a una pagina lontana della storia.Sul campo di battaglia gli orrori continuano. Un teatro d’arte drammatica nel cuore di Mariupol, nel sud dell’Ucraina, convertito in rifugio per centinaia di civili, è stato bombardato dalle forze russe. Al momento non si conosce ancora il numero delle vittime. Il vicesindaco di Mariupol Serhiy Orlov, ha detto alla Bbc che nel teatro si erano rifugiate tra le 1.000 e 1.200 persone. “Oggi c’è stata una terribile tragedia per la nostra Mariupol, di cui non è rimasto praticamente nulla. Il Teatro Drammatico, dove si nascondevano le persone, è stato distrutto da un bombardamento. Un luogo dove hanno trovato rifugio più di mille persone. Questa è una terribile tragedia, non lo perdoneremo mai.
Ma non ci arrenderemo”, ha spiegato il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko, in un video pubblicato sul canale Telegram del consiglio comunale. “Finché non ne sapremo di più, non possiamo escludere la possibilità di un obiettivo militare ucraino nell’area del teatro, ma sappiamo che il teatro ospitava almeno 500 civili”. Lo ha dichiarato Belkis Wille, referente di Human Rights Watch, in merito al bombardamento del Teatro drammatico di Mariupol. “Ci sono serie preoccupazioni – ha aggiunto – su quale fosse l’obiettivo in una città sotto assedio da giorni e in cui telecomunicazioni, elettricità, acqua e riscaldamento sono stati quasi completamente interrotti”. Nelle immagini satellitari si vedono due scritte “bambini” in caratteri cirillici davanti e dietro la struttura. I Paesi occidentali – tra cui gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia – hanno chiesto la convocazione di una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per discutere degli sviluppi della situazione a Kiev.
Si discute molto in queste ore, ci interroghiamo tutti sulla sua credibilità, della bozza di accordo di pace in 15 punti su cui “Ucraina e Russia hanno fatto progressi significativi”. Ne parla il Financial Times, secondo cui il piano include il cessate il fuoco ed il ritiro delle truppe russe in cambio della dichiarazioni di neutralità di Kiev, che dovrebbe accettare anche limiti alle sue forze armate. Secondo tre persone al corrente dei colloqui citate dal quotidiano britannico, la proposta nel suo complesso è stata discussa lunedì dai negoziatori dei due Paesi e implicherebbe la rinuncia dell’Ucraina ad entrare nella Nato, con la promessa di non ospitare basi militari stranieri. Kiev, tuttavia, avrebbe la ‘protezione’ di alleati come Stati Uniti, Regno Unito e Turchia.
Fa rumore la notizia che la prima ballerina del Bolshoi, Olga Smirnova, ha lasciato il teatro moscovita per entrare nel Balletto nazionale olandese, che ne dà l’annuncio in un comunicato. “Smirnova è stata esplicita nella sua recente denuncia dell’invasione russa dell’Ucraina che rende insopportabile per lei continuare a lavorare nel suo Paese”, afferma il Balletto nazionale olandese.
Chiudo con due bruttissime storie di cronaca nera. Diego Gugole, il 25enne vicentino che ieri notte si è presentato ai Carabinieri facendo scoprire successivamente nella casa di famiglia a Chiampo i corpi del padre e della madre, ammazzati a colpi di pistola, ha confessato di aver ucciso entrambi i genitori. Il ragazzo avrebbe colto di sorpresa il padre, seduto a tavola, colpendolo con due proiettili. Quindi avrebbe atteso il rientro a casa della madre, uscita per alcune commissioni, per ucciderla con quattro colpi di pistola. Gugole ha prima reso dichiarazioni spontanee, poi si è attribuito la responsabilità del duplice delitto, nell’interrogatorio davanti al pm. Per la Procura di Vicenza, l’omicidio era stato pianificato da almeno un mese. Accusato di omicidio premeditato aggravato, il giovane, secondo i magistrati, puntava al denaro di famiglia, 800mila euro tra contanti e titoli. Con quei soldi il ragazzo avrebbe voluto acquistare una casa, ad Arzignano, per la quale aveva già dato una caparra, ed un’auto. La pistola che ha sparato è una 9 millimetri di fabbricazione polacca, che il giovane ha detto di aver acquistato illegalmente per 3.800 euro.
La seconda storiaccia è siciliana. Massimo Cannone, il marito di Naima Zahir, la 45enne originaria del Marocco uccisa tre giorni fa nella loro abitazione di Lentini, ha confessato: l’ha uccisa lui, con due coltellate alla gola, al culmine probabilmente dell’ennesima discussione, mentre la donna era a letto e stava leggendo una rivista. Cannone, ex tossico, dipendente da alcol e cocaina, ha raccontato agli investigatori che l’hanno messo sotto torchio per tutta la notte, dopo il fermo di ieri sera, come si sentisse oppresso dalla moglie che lo controllava per le frequenti ricadute nella dipendenza: “Non mi faceva uscire, era anche gelosa”. Cannone è stato arrestato e portato in carcere.
E’ tutto, buna giornata (foto dal web)
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