#Tanomattinale 14 agosto 2021: dottor Strada e basta

Amiche e amici del #Tanomattinale buon sabato.

Don Mariano, padrino mafioso de “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, nell’interrogatorio del capitano Bellodi, dopo avere enunciato la celeberrima suddivisione dell’umanità in cinque categorie, aggiunge: “pochissimi gli uomini”.

Ecco, parto proprio da qui nel mattinale di oggi, che dedico interamente – mi scuserete, ma credo lo meriti – a uno di questi “pochissimi Uomini” con la U maiuscola: il dottor Gino Strada, formidabile medico chirurgo, nemico giurato di ogni guerra e con il pallino di salvare dalla morte ogni essere umano di ogni età e colore, che ieri ci ha improvvisamente lasciati a 73 anni perché il suo cuore a quanto pare era debole da tempo. Se fossi stato credente, ma non tanto lo sono, avrei scritto “ha lasciato questa terra” verso un altro luogo più bello, giusto, luminoso: quel paradiso che, con la sua azione rivolta per un’intera vita al bene degli altri, ha certamente e abbondantemente meritato. E invece, con tristezza profonda che mi attanaglia da quando ho appreso la notizia della scomparsa, penso che il dottor Strada da oggi mancherà moltissimo a quella strada del mondo irta di drammi e pericoli che lui ha battuto per tanti anni per con coraggio, carisma, determinazione, per consentire di vivere sotto le bombe e in mezzo alle macerie, alla miseria, alla sporcizia, a bambini e vecchi, donne e uomini di luoghi dove vivere appare un miracolo.

Tra i “pochissimi uomini” di sciasciana memoria, il dottor Gino Strada resterà dentro di me modello e icona di valori prioritari: pace, solidarietà autentica e concreta, salute gratuita per tutti, negazione di ogni forma di discriminazione, razzismo, fascismo, rabbia contro ogni forma di ingiustizia e sfruttamento. Lo dico con chiarezza: il dottor Strada è stato il leader che avrei voluto, ma sono felice che abbia fatto così bene il medico, come voleva Ippocrate, come lo fece il mio grande padre. E allora onore e grazie per sempre al dottor Strada. Sorvolo sul fiume di retorica e di parole sulla sua scomparsa, riporto solo quelle come sempre impeccabili, dalle quali mi sento totalmente rappresentato, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della sua Emergency, che lo ricorda in modo semplice e commovente.

Metto due sue foto: una con il camice e quella del 2014 a Palermo, quando il sindaco Orlando gli conferì la cittadinanza onoraria – con le solite stucchevoli polemiche appresso – per la creazione nel 2006 del primo ambulatorio in Italia, con servizi in particolare per gli immigrati.Per il presidente Mattarella “Gino Strada ha recato le ragioni della vita dove la guerra voleva imporre violenza e morte. Ha invocato le ragioni dell’umanità dove lo scontro cancellava ogni rispetto per le persone. La sua testimonianza, resa sino alla fine della sua vita, ha contribuito ad arricchire il patrimonio comune di valori quali la solidarietà e l’altruismo, espressi, in maniera talvolta ruvida ma sempre generosa, nel servizio alla salvaguardia delle persone più deboli esposte alle conseguenze dei conflitti che insanguinano il mondo. In coerenza con la nostra Costituzione che ripudia la guerra, Gino Strada ha fatto di questa indicazione l’ispirazione delle azioni umanitarie sviluppate in Italia e all’estero, esprimendo, con coraggio, una linea alternativa allo scontro tra i popoli e al loro interno. Nell’esprimere le più sentite condoglianze alla famiglia e a quanti gli sono stati vicini, rendo onore alla sua figura”.

Ha scritto Emergency, che penso dovremo sostenere il più possibile ora che il dottor Strada non c’è più, nella homepage del sito: “Il nostro amato Gino è morto questa mattina. È stato fondatore, chirurgo, direttore esecutivo, l’anima di EMERGENCY. “I pazienti vengono sempre prima di tutto”, il senso di giustizia, la lucidità, il rigore, la capacità di visione: erano queste le cose che si notavano subito in Gino. E a conoscerlo meglio si vedeva che sapeva sognare, divertirsi, inventare mille cose. Non riusciamo a pensare di stare senza di lui, la sua sola presenza bastava a farci sentire tutti più forti e meno soli, anche se era lontano. Tra i suoi ultimi pensieri, c’è stato l’Afghanistan, ieri. È morto felice. Ti vogliamo bene Gino”. Anch’io gli voglio e gli vorrò sempre bene, anche tanti altri. Riposa in pace dottor Strada.

Ah, tornando a Don Mariano, sui quaquaraquà dice al capitano Bellodi “che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre”. Tra costoro, antitesi degli uomini, pur nel rispetto del libero pensiero mi sovviene tuttavia di pensare a quei signori che vorrebbero che un Parco dedicato ai giudici Falcone e Borsellino fosse reintitolato al fratello del duce del fascismo e che un piazzale di Roma dedicato ai partigiani venisse di nuovo intitolato al Furher Adolf Hitler. Orribili e inquietanti nostalgie.

Buona vigilia di Ferragosto