Stragi del ’92, ergastolo per Matteo Messina Denaro
Matteo Messina Denaro dopo 14 ore di camera di consiglio è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di essere uno dei mandanti delle stragi del 92, la decisione è stata presa dalla Corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta da Roberta Serio.
Condannato all’ergastolo quindi per il boss latitante Matteo Messina Denaro per le stragi del ’92 costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e agli agenti delle loro scorte. Capo della mafia trapanese, Messina Denaro, ricercato dal 1993, è stato tra i responsabili della linea stragista di Cosa nostra imposta dai cortonesi di Totò Riina.
Le stragi del ’92 sono costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e agli agenti delle scorte Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina la Corte ha quindi disposto provvisionali immediatamente esecutive per tutte le parti civili. Alle vedove e ai figli delle vittime sono stati liquidati 500mila euro ciascuno, 300mila ai fratelli, mentre ai nipoti somme tra i 10 e i 50mila euro. Centomila euro sono andati ai tre superstiti degli attentati di Capaci e Via D’Amelio: Angelo Corbo, Giuseppe Costanza e Antonio Vullo.
Secondo l’accusa, sostenuta in aula dal procuratore aggiunto Gabriele Paci, il boss Matteo Messina Denaro avrebbe determinato all’interno di Cosa nostra “un clima di unanimità senza il quale il capomafia corleonese Totò Riina non avrebbe potuto portare avanti i suoi piani stragisti, se non a rischio di una guerra di mafia”.
“Non è sostenibile – ha spiegato il magistrato durante la requisitoria, conclusasi con una richiesta di condanna all’ergastolo per il padrinio latittante – che Totò Riina avrebbe comunque intrapreso quella strada senza avere il consenso di Cosa nostra, perchè se ci fosse stato il dissenso dei vertici di una delle province ci sarebbe stata una guerra”.
Quello che si è concluso ieri sera è il terzo processo che si celebra a Caltanissetta per la strage di Capaci e il quinto celebrato per la strage di via D’Amelio. Nelle altre tranche sono stati condannati a vario titolo capimafia ed esecutori materiali dei due attentati.
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