Strage Via D’Amelio, quasi trent’anni di depistaggi: ora la verità

Strage Via D’Amelio. Non sono mancate le polemiche anche oggi che si celebra a Palermo, con numerosi eventi, l’anniversario della morte di Paolo Borsellino e della sua scorta.

La figlia del magistrato, che da anni ormai si batte per la verità sulla morte e soprattutto sui depistaggi nelle indagini della strage ha presenziato questa mattina alla cerimonia che si è tenuta in Questura a Palermo.

“Siamo stati presi in giro dallo Stato” ha dichiarato Fiammetta Borsellino. L’anno scorso la donna, insieme alla sorella Lucia erano andate a Roma, nell’ufficio dell’ormai ex procuratore generale Riccardo Fuzio, portando una gran quantità di documenti, invocando l’avvio di procedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati all’epoca in servizio a Caltanissetta e adesso sotto inchiesta.

Intanto il capo della polizia, Franco Gabrielli, che ha partecipato anche lui alla cerimonia di commemorazione della strage mafiosa di Via D’Amelio insieme a Manfredi Borsellino, figlio del magistrato, il sindaco Leoluca Orlando e il questore Renato Cortese, ha dichiarato: “Se tra di noi qualcuno ha sbagliato, se qualcuno ha tradito per ansia da prestazione o per oscuri progetti, siamo i primi a pretendere la verità. E non ci si pari dietro a chi non più parlare e a scorciatoie. Non vogliamo verità di comodo”.

Franco Gabrielli

A Caltanissetta tre poliziotti sono imputati per calunnia aggravata dall’aver favorito la mafia. “Noi vogliamo la verità intera, costi quel che costi. Tutto questo per noi non è negoziabile. Pretendiamo la verità al pari dei familiari delle vittime delle stragi mafiose”.

Il capo della polizia, Franco Gabrielli

Strage Via D’Amelio: mantenere viva la memoria e lavorare per arrivare alla verità

“A ventisette anni dalla strage di via D’Amelio non possiamo limitarci a un rituale momento commemorativo. Occorre fare una profonda riflessione sull’impegno dello Stato nella lotta alla mafia, negli anni che precedettero la stagione delle stragi del ‘92 e su quello che accadde dopo” ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci stamane dopo aver deposto dei fiori in via D’Amelio.

“Dalle recentissime notizie che provengono dalla desecretazione dei verbali della Commissione parlamentare Antimafia – continua il governatore –  emerge un quadro di responsabilità istituzionali che va oltre la semplice insipienza o incapacità. Paolo Borsellino fu scientificamente lasciato solo e senza strumenti, in prima linea contro la criminalità mafiosa che in quegli anni aveva raggiunto l’apice della sua potenza economica e militare”.

Un appello è arrivato anche dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè: “Commemorare Paolo Borsellino è un dovere per tutti noi. Un dovere che non si deve manifestare soltanto il giorno della ricorrenza della strage di via D’Amelio, il 19 luglio, ma quotidianamente. Bisogna, soprattutto, parlarne con i più giovani per mantenere viva la memoria non solo di vittime come Borsellino e Giovanni Falcone ma di tutte quelle che, innocenti, sono cadute a causa della violenza mafiosa”.

“Le istituzioni giudiziarie  sono chiamate a fare luce sui depistaggi e sulle false verità che hanno contraddistinto le indagini su via D’Amelio” ha concluso.

 

Foto di Francesco Militello Mirto