Nella strage del 3 ottobre del 2013 ci furono 366 morti accertati al largo di Lampedusa, ma nessuno responsabile era stato accertato fino ad oggi.
Ora arrivano le condanne: secondo il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Alessandro Quattrocchi i soccorsi sono stati ignorati prima della strage.
I sette componenti dell’equipaggio del peschereccio «Aristeus» sono stati accusati di non essersi fermati a soccorrere l’imbarcazione, stracolma all’inverosimile con almeno 520 immigrati, che stava per colare a picco, sono colpevoli di omissione di soccorso.
Le condanne: sei anni di reclusione al comandante, Matteo Gancitano, 69 anni, di Mazara del Vallo, quattro anni ciascuno ai componenti dell’equi- paggio, quattro dei quali sono africani (tre tunisini e un senegalese) e due mazaresi, ovvero Alfonso Di Natale e Vittorio Cusumano.
Secondo la Procura di Agrigento, che conduce l’inchiesta, l’imbarcazione stava per affondare e l’equipaggio del peschereccio proseguì senza fermarsi a soccorrere i profughi né tantomeno avvisare le autorità.
Nel corso del dibattimento è stato sentito pure un pescatore, Vito Fiorino, proprietario del peschereccio Gamal che, quella notte, riuscì a trarre in salvo quarantasette migranti prima dell’arrivo dei soccorsi.
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