Strage Belpasso, auto a 202 Km/h: imputato si è trasferito all’estero

Una follia pagata carissima. Sarebbe dovuto iniziare venerdì scorso presso il Tribunale di Catania il processo a carico di G.C., quarantenne di Adrano. L’uomo, unico responsabile dell’incidente stradale ormai noto come “strage di Belpasso”, è imputato per l’omicidio stradale di 4 giovani che quella tragica notte persero la vita, ma il processo non è neppure potuto cominciare perché all’insaputa dell’autorità giudiziaria si è trasferito all’estero.

I familiari di una delle vittime, Manuel Petronio, assistiti dall’avvocato Michele Liuzzo, hanno visto ripercorrere nel dettaglio il momento che ha cambiato per sempre le loro vite.

L’incidente

Era la notte del 13 ottobre 2019 e le vittime (il diciassettenne Manuel Petronio, la quindicenne Erika Germanà Bozza, il ventenne Salvatore Moschitta e la ventottenne Giuseppa Diolosà Farinato, tutti di Adrano) viaggiavano a bordo della Seat Leon guidata da G.C., di ritorno da una serata al Banacher di Aci Castello.

Mentre percorrevano la SS121, giunti nei pressi della rampa di svincolo di Piano Tavola, a causa della folle velocità di percorrenza G.C. perse il controllo del mezzo, urtò per due volte contro il guardrail e andò poi a sbattere violentemente sul parapetto che divide la carreggiata dalla rampa: l’impatto fu così forte da spezzare in due il mezzo, con la parte posteriore che addirittura fu sbalzata oltre le barriere laterali terminando sui binari della ferrovia.

Immediati ma vani i soccorsi delle forze dell’ordine e dei sanitari, che si sono ritrovati davanti ad una scena terribile, con detriti del mezzo ovunque quasi come dopo un’esplosione. Nulla da fare per i quattro passeggeri, tutti deceduti a causa delle gravissime lesioni riportate, il guidatore invece rimase incredibilmente solo ferito e cosciente.

Fortissimo il dolore provato da parenti, amici e da tutta la comunità di Adrano, che nei giorni successivi ha vissuto il lutto cittadino e che da allora chiede giustizia per delle morti davvero insopportabili.

Le indagini del pubblico ministero Alessandra Tasciotti hanno ricostruito nel dettaglio quanto accadde quella notte, grazie anche alla consulenza tecnica redatta dall’ingegner Maurizio D’Amico: G.C., che aveva un tasso alcolemico superiore al consentito, al momento della perdita del controllo dell’auto (la cui revisione era scaduta e quindi non avrebbe potuto circolare) viaggiava alla folle velocità di 202km/h, elemento che sommato al buio contribuì al terribile impatto e alla morte di quattro persone innocenti.

Chiare ed evidenti gli elementi dell’accusa, ora spetterà al giudice attribuire definitivamente le responsabilità della tragedia, anche se l’inizio del processo è stato rinviato di 4 mesi a causa di un problema di notifiche per il trasferimento dell’imputato all’estero.

“Sono davvero pochi i commenti possibili ad una dramma simile – sottolinea Maria, mamma di Manuel, unitamente alla sua famiglia – Viaggiare con quattro persone a bordo, di cui due minorenni, a quella velocità, con la revisione scaduta e sapendo di avere un tasso alcolemico superiore al consentito non è solo irresponsabile, ma criminale. Chiediamo a gran voce di avere una sentenza esemplare, perché nessun’altra famiglia debba più vivere il dolore straziante di vedere il proprio figlio uscire di casa per divertirsi assieme agli amici, e non vederlo più tornare”.