“Bisognerebbe riaprire l’indagine dei mandanti esterni delle stragi”. Così Nino Di Matteo, pm del processo trattativa Stato-mafia, all’incontro organizzato da ANTIMAFIADuemila ieri e Palermo in collaborazione con Contrariamente e il Movimento delle Agende rosse, elencando alcuni degli episodi dai quali emerge la presenza di soggetti esterni a Cosa nostra dietro le stragi.
“Non sono d’accordo – ha spiegato il magistrato, recentemente alla Direzione nazionale antimafia – con chi sostiene che non si sappia nulla della strage di via d’Amelio” a fronte di “una ventina di condanne per strage” che “in Italia non è un risultato da poco”.
Ma allo stesso tempo, ha ammonito Di Matteo, “chi conosce quegli atti sa che quelle sentenze devono, o dovrebbero, costituire un punto di partenza per rilanciare le sempre più evidenti responsabilità di ambienti e uomini estranei a Cosa nostra”.
E invece di “moltiplicare le risorse e l’impegno per proseguire le idnagini sulle stragi” ha aggiunto Di Matteo, di fronte alle intercettazioni in carcere del boss Giuseppe Graviano “c’è stata una minimizzazione pregiudiziale”.
“Per non tradire e calpestare la memoria di Borsellino – ha detto ancora Di Matteo – abbiamo davanti una sola strada, dura e tortuosa” ossia “pretendere il massimo sforzo da parte delle inchieste”, in particolare “dalla Procura nazionale antimafia e dalle Direzioni distrettuali di Caltanissetta, Firenze e Palermo” ma anche “pretendere e valutare l’opportunità di un’inchiesta politica da parte della Commissione parlamentare antimafia” e “la massima attenzione dell’opinione pubblica”.
Senza dimenticare, ha concluso Di Matteo, l’esigenza di “lottare per evitare che continui la gerarchizzazione e la burocratizzazione delle nomine e delle cariche” nella magistratura.