“Oggi ho presentato le mie dimissioni da sindaco di Catania. È stata una scelta molto sofferta e a lungo ponderata e il momento era già stato individuato ben prima della crisi, imprevedibile, del Governo Draghi. Le mie dimissioni sono sempre aleggiate fra gli addetti ai lavori e sulla stampa, seppure chi le invocasse di giorno facesse di tutto per scongiurarle di notte”. Lo afferma Salvo Pogliese sindaco di Catania sospeso dall’incarico in applicazione della legge Severino per la sua condanna, il 23 luglio del 2020, del Tribunale di Palermo per peculato a 4 anni e 3 mesi di reclusione nel processo su rimborsi all’Ars.
La Giunta resterà in carica fino alla nomina di un commissario, che avrà i poteri di sindaco e assessori, che dovrà essere nominato dalla Regione Siciliana tra 20 giorni.
Le dimissioni di Pogliese, uno dei due coordinatori regionali di FdI in Sicilia, erano attese per oggi, secondo indiscrezioni, data ultima per permettergli di potersi candidare al Parlamento alle politiche del 25 settembre.
“Quando un sindaco si dimette in questo modo, dopo mesi di silenzi imbarazzati, immobilismo, sospensioni, vicende giudiziarie con condanna penale, giunte dimezzate, voci di dimissioni messe volutamente in giro per vedere “l’effetto che fa”, vuol dire che ha fallito e che la città è messa davvero male. D’altronde non servono affatto le dimissioni di Pogliese per certificare il disastro in cui versa Catania: basta andare un po’ in giro per verificare quello che tutti i turisti e i catanesi stanno vivendo in questi mesi.
La città che Pogliese abbandona, infatti, è quella con i cumuli di immondizia in ogni angolo come mai accaduto prima, a causa di un cambio di appalto storico ma incredibilmente non diretto dall’amministrazione; è quella del dissesto finanziario mal gestito da chi, come il facente funzione Roberto Bonaccorsi, aveva ideato un pessimo ed inadeguato piano di riequilibrio nel 2012 e aveva certificato il pre-dissesto; la città abbandonata da Pogliese è quella dell’affossamento del Museo Egizio, progetto già sottoscritto e definito e poi cancellato per ripicca contro la precedente amministrazione; è quella del fallimento persino del tanto amato Calcio Catania, con la beffa del brindisi con Joe Tacopina che Pogliese descriveva come un salvatore; è quella in cui tutti i progetti sono fermi e quasi nessuno del 2,4 miliardi di risorse e finanziamenti che noi avevamo raccolto sono stati spesi; è la città in cui non è stata stata inaugurata alcuna nuova della stazione della metropolitana, nè alcun lotto di Corso Martiri o a Librino, dove persino il palazzo di cemento già pronto non è stato assegnato alle famiglie bisognose. È incredibile come questa sindacatura sia volata via senza alcuna iniziativa positiva e con mille problemi lasciati lì a moltiplicarsi. Catania meritava molto meglio. Meritava almeno un Sindaco, ma in questi 4 anni e mezzo non c’è stato nessuno seduto a Palazzo degli Elefanti. Risollevare la città non sarà facile dopo questi anni bui. Ma come dice la nostra storia millenaria, Catania è stata spesso distrutta e siamo riusciti sempre a ricostruirla più bella di prima: mettiamoci a lavoro!”.
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