Uno sguardo oltralpe, che si lega in una combinazione, contemporanea e mai scontata, ai prodotti del territorio, godibile a pochi passi dalla centralissima Piazza Europa.
In poche battute potremmo definire così la cucina del giovane Alessandro Ingiulla, Chef del Sapio Restaurant, che insieme al Maitre Roberta Cozzetto, dopo varie esperienze all’estero e nel Nord Italia, fin da quando aveva solo 14 anni, sceglie di tornare nella sua Catania e fare impresa puntando su una location raffinata, in cui troviamo un’offerta enogastronomica elegante e ricercata, che punta a stupire il pubblico etneo.
La scelta dei vini premia soprattutto i vitigni dell’Etna, così come l’olio che il Sapio Restaurant autoproduce. A tavola troveremo così la possibilità di degustare un Nocellare dell’Etna, insieme ad un burro di Normandia e al pane, realizzato con grano autoctono, e servito sempre caldo in diverse varianti, che vanno dai semi di girasole, ai capperi, al sesamo bianco e al burro.
Il menù degustazione si apre con una serie di antipasti in cui inizia il gioco di richiami alla cucina francese, che si sposa con i prodotti locali. Si va da una sfoglia croccante, che ricorda una chiacchiera, e che accoglie del foie gras con un composto di mela cotogna, a dei mini croissant, serviti sia con un turbante di acciughe marinate, che con delle fave di cacao. A questa ricca proposta si aggiungono una crema di corallo, servita con un cracker al prezzemolo, tortelli fritti al pecorino e tartufo siciliano, e del baccalà al vapore con crema di zucchina.
Tanti i piatti che stupiscono il palato e che mostrano l’abilità tecnica del giovane chef catanese, come lo “Spaghetto freddo” con centrifuga di pomodoro e olio nuovo dell’Etna, scampo crudo e polvere di alghe. Così come il risotto “Riserva 7 anni”, mantecato magistralmente al ragusano dop, cardamono e sugo all’aglio nero.
Tra le proposte di carne, degna di nota la scelta di servire petto e coscia di piccione con fave di cacao e radici di prezzemolo. A rendere molto tenera la carne del volatile, la scelta di eseguire una frollatura di due settimane, coprendo il piccione con del burro.
Anche i dessert parlano di territorio. Se nel Biancomangiare ritroviamo il richiamo forte alla mandorla di Avola, dalla Tartelletta al limone e composta di pompelmo, fino al Sorbetto al mandarino e trasparenze di arance al rum, si percorre un viaggio sensoriale tra gli agrumi di Sicilia
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