Si alza il grido d’allarme dei ristoratori palermitani che oggi sono scesi in piazza per una manifestazione organizzata, per chiedere aiuti e scongiurare il collasso della categoria.
La manifestazione che era stata annunciata si è svolta in via Emerico Amari, nell’ampio spazio di strada chiuso al traffico davanti alla sede di Confcommercio Palermo, nel rigoroso rispetto delle misure di contenimento del contagio e del distanziamento sociale.
Presenti, oltre che imprenditori e ristoratori anche una rappresentanza dei dipendenti per sottolineare l’allarme occupazionale che deriverà dalla chiusura di molte aziende in difficoltà economiche che da un anno sono state private del diritto alla libera impresa e al lavoro e che non hanno finora ricevuto i promessi sostegni economici da parte delle istituzioni.
“Per noi zona rossa rossa o arancione non cambia nulla, a parte l’asporto e il domicilio la nostra attività è ormai ferma da mesi e abbiamo paura di non riuscire a rialzarci – spiega Antonio Cottone di Fipe Confcommercio – inoltre a fine marzo, con la sblocco dei licenziamenti molti dipendenti perderanno il lavoro acuendo la crisi occupazionale che già e a livelli allarmanti”.
Le quattro associazioni invieranno anche una nota al Governo regionale per rappresentare lo stato di difficoltà e per suggerire una rivisitazione dei provvedimenti restrittivi e una diversa modulazione degli orari di apertura, prevedendo fin da subito un graduale ritorno alla normalità che certamente contribuirebbe ad evitare incontrollabili assembramenti per strada.
“Ho partecipato oggi alla manifestazione ‘Ripartiamo insieme’, organizzata da Fipe, Silb, Awpp e Confcommercio Imprese a Palermo – dichiara il consigliere comunale e capogruppo della Lega Igor Gelarda – anche se non bisogna abbassare la guardia nei confronti del Covid 19, il Governo nazionale deve permettere, con protocolli definiti e nel rispetto delle linee guida, la riapertura di bar e ristoranti con somministrazione al tavolo.
Oltre a dei ristori adeguati, finora non giunti, ad una detassazione per il 2020/2021 e una decontribuzione. Solo in provincia di Palermo ci sono oltre 10 mila aziende nel settore, con decine di migliaia di dipendenti che rischiano il posto di lavoro. Si potenzino i controlli, ma se l’obiettivo è quello di non morire di Covid 19, non possiamo neanche finire vittima di una crisi economica che rischia di trascinare economie già deboli, come quella siciliana, verso una catastrofe economica”.
“Gli aiuti economici finora sono stati ampiamente insufficienti e c’è il rischio concreto che centinaia di imprese palermitane saranno costrette a chiudere per sempre” ha concluso Cottone.
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