Riforme Renzi, ottimismo e pessismo
Fra le tante debolezze umane, che determinano atteggiamenti mentali di dubbia validità, ce ne sono due dietro le quali ci si trincera e che hanno, rispettivamente: una, capacità di esorcizzare la negatività, e l’altra di esaltare le positività. Questi atteggiamenti si identificano con: l’ottimismo e il pessimismo. In ambedue i casi non si può e non si deve infierire, ma è necessario indulgere perché configurabili come naturali espressioni di labilità psichica che possono essere accettabili e comprensibili sul piano del normale e del fisiologico perché attinenti alla sfera del subconscio. All’esercizio di queste pratiche, quasi cabalistiche, l’opinione pubblica non ha risparmiato Renzi con previsioni ottimistiche e pessimistiche sui suoi programmi per il rilancio dell’economia e dello sviluppo che dipendono, senza se e senza ma, dalle riforme istituzionali e costituzionali.
Politici e politologi, nell’esercizio del proprio ruolo, non hanno lesinato giudizi e valutazioni, positive e negative, su i programmi del governo e sulle riforme. L’opinione pubblica, anche se legittimata ad esercitare gli stessi diritti, dovrebbe assumere una posizione asettica e di attesa sulle riforme e su i programmi che Renzi ha messo in cantiere e su quant’altro si propone di cantierare al più presto. Con una posizione di attesa, non di distacco, finchè i due rami parlamentari non danno il loro parere, anche con correttive; si realizzerebbe il risveglio dal torpore, quasi comatoso, di una coscienza civile che potrebbe arginare le pericolose spinte populistiche.
La gravità della situazione nella quale si trova il paese impone: prudenza, ponderazione e atteggiamenti discontinui con la politica degli ultimi venti anni. Renzi si è preso carico di questo gravoso fardello, mettendoci la faccia, e potrà essere giudicato a fine legislatura per quello che avrà fatto, e per come lo ha fatto.