“Lunedì riapriranno le attività commerciali che erano state totalmente chiuse per “zona rossa”. Avevamo chiesto e sperato che il ritorno alla “zona arancione” avesse decorrenza da oggi per consentire almeno un week end di lavoro e di incassi che ci avrebbe permesso di recuperare qualcosa per fare fronte alle tante scadenze e agli stipendi di fine mese. Invece scopriamo che nonostante gli indicatori sono ormai da “zona arancione”, resteremo chiusi anche domani, contrariamente a quanto deciso dal Governo appena la settimana scorsa per altre regioni”.
Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, fissa gli obiettivi della categoria alla vigilia della riapertura dei negozi.
“E’ evidente che la classe politica è troppo impegnata in giochi di potere e passerelle televisive per avere contezza del dramma economico e sociale vissuto dalle attività economiche, soprattutto al Sud. Riapriamo lunedì ma non basta più! Pretendiamo garanzie che quella di lunedì sia, dopo quasi un anno, soltanto una tappa di un rapido avvicinamento verso la normalità. Pretendiamo garanzie che riaprano tutte le attività imprenditoriali, dai bar ai ristoranti, dalle palestre al settore della cultura e degli eventi, che venga garantito pariteticamente il diritto al lavoro e alla salute”.
“Chiediamo conto di cosa si sia fatto concretamente finora e di cosa si stia facendo per uscire definitivamente dal tunnel. Quanto è distante ancora il raggiungimento della “zona bianca”? Vogliamo informazioni e tempi certi, trasparenza nella comunicazione di ciò che si è fatto per il raggiungimento degli obiettivi. Non possono chiedere a noi di chiudere per compensare il fallimento di un sistema che, dopo un anno, non hanno saputo gestire e non hanno saputo adeguare all’emergenza”.
“Pretendiamo garanzie e immediatezza nell’adozione dei provvedimenti relativi agli aiuti economici. La mafia cerca di infiltrarsi nelle aziende, sfruttando la disperazione e i bisogni: lo Stato dia risposte! Pretendiamo che i rappresentanti delle organizzazioni datoriali partecipino attivamente alle scelte che vengono assunte sulle attività produttive, al pari degli esperti sanitari, visto che è stato del tutto trascurato l’impatto devastante che certe scelte hanno avuto sulle nostre aziende e che proprio noi, i diretti interessati, possiamo dare alternative sensate per contenere il contagio senza distruggere definitivamente la nostra economia. Pretendiamo garanzie per evitare l’iniquità di certi provvedimenti di chi non ha idea come funzionino le aziende e spesso ispirati da dati sui contagi ingannevoli e tutt’altro che certificati”.
“Non vogliamo sentire più parlare paternalisticamente di comportamenti irresponsabili da parte dei singoli, per scaricare la responsabilità di chi ha il dovere di far sì che i sacrifici di molti, e degli imprenditori in particolare, vengano vanificati. Si intervenga con operazioni di controllo del territorio che rientrano nei compiti di chi ha responsabilità di governo. Aprire lunedì, quasi come una concessione, non basta più. Pretendiamo di avere il nostro di diritto di programmare le nostre attività, il diritto di fare impresa e al lavoro”.
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