Ratti (Confintesa FP) “Lo Stato paghi le quote del Fondo Perseo Sirio”
ROMA (ITALPRESS) – “Se il Fondo Perseo Sirio è in perdita, per Confintesa deve essere chiuso senza trovare trucchetti per la sopravvivenza”. Lo dichiara Claudia Ratti Segretario Generale di Confintesa Funzione Pubblica in merito, si sottolinea, “alle manovre per coprire le responsabilità del fallimento del fondo di previdenza per i pubblici dipendenti Sirio Perseo”.
“Anni fa – continua Claudia Ratti – alcuni sindacati promossero l’adesione dei lavoratori al Fondo Perseo Sirio evidenziando grandi convenienze che non solo non si sono mai concretizzate quanto, per ora, si sono tradotte in perdite. Difatti dal 2019 a versare la quota al Fondo sono solo i lavoratori e non le Amministrazioni a causa di un Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze mai emanato. Confintesa FP ha diffidato il MEF ad emanare il decreto mancante e ha chiesto alle Amministrazioni di accantonare il contributo datoriale da versare sul fondo pensione e, se nulla accade, dovrà avviare un’azione giudiziaria”.
“C’è da registrare inoltre che al fondo hanno aderito circa 70 mila lavoratori del pubblico impiego, ovvero poco più del 5%, tanto che per aumentare gli aderenti al Fondo la Legge 205 del 2017, ha introdotto l’adesione tramite silenzio assenso per gli assunti dal 1° gennaio 2019 – continua Ratti -. In altri termini un nuovo assunto deve manifestare espressamente la volontà di non aderire. Non è servito nemmeno questo espediente e così, per migliorare le cose, hanno deciso di aumentare le quote di adesione a carico dei lavoratori, decisione alla quale Confintesa FP, unico sindacato, votò a sfavore. Il fallimento politico, denunciato dalle Organizzazioni Sindacali presenti nel CdA, quindi, non può che essere attribuito proprio a coloro che hanno operato certe scelte e oggi tentano di scrollarsi ogni responsabilità”.
“Inutile dire – conclude la sindacalista – che Confintesa rigetta la logica del silenzio assenso promuovendo la libera e consapevole adesione e questa è l’idea che porterà all’ARAN nella riunione convocata per il prossimo 26 marzo, il cui unico obiettivo era e resta quello di tutelare gli interessi dei pubblici dipendenti”.