Non per posizioni ideologiche, ma per esperienza personale, si è perfettamente d’accordo sull’articolo “droga e coltelli” di Simonetta Trovato e sul contenuto, tutto, dell’intervista allo psichiatra Paolo Crepet, pubblicati dal Giornale di Sicilia il 15 giugno c.a.. L’articolo della Trovato e l’intervista a Crepet, centrano perfettamente, e danno legittimo sfogo, a considerazioni sui comportamenti dei giovani di oggi e dei genitori in relazione al loro rapporto sul piano educativo. L’occasione per i due interventi nasce da un fatto realmente accaduto in un locale notturno di Monica del Garda, dove i carabinieri fermano un gruppo di ragazzi con in tasca cocaina, marijuana e anche un coltello a serramanico. Sette i ragazzi rimasti intrappolati dai carabinieri che convocano, nel locale, i rispettivi genitori, trattandosi di minorenni. Al loro arrivo, però: apriti cielo. I genitori inveiscono non contro i ragazzi, ma contro i carabinieri rei, secondo loro, di voler rovinare dei “poveri” ragazzi per così poco.

Questo episodio, assieme a tanti altri che si verificano nelle scuole, e che vedono i genitori schierati contro i professori; sono sintomatici dell’alterazione del rapporto genitori figli con la derubricazione ad “amicizia” di quello, più sano e salutare basato, come ben dice la Trovato, sugli schiaffoni. Chi scrive ha parlato di esperienza personale perché, da ragazzo, prese, sempre, da entrambi i genitori, solenni e salutari schiaffoni per motivi, anche banali, ma sempre degni di interventi punitivi finalizzati a scopi educativi. Lo psichiatra Crepet, perfettamente in linea con il suo ruolo professionale, è stato duro nei confronti dei giovani, ma durissimo nei confronti dei genitori. Egli sostiene che per “stupidità” i genitori evitano di confrontarsi con i giovani e rinunciano, tout-court, a fare valere la propria autorità. Alla domanda se c’è mancanza di dialogo tra genitori e figli, egli così risponde: no, parlano troppo perché sono diventati “amici” e giustificano qualsiasi tipo di comportamento come quello di usare droga e di andare in giro con un coltello in tasca. Egli paragono questa abdicazione dei genitori dal loro ruolo di educatori, a una sorta di “collusione mafiosa” dimostrata dall’episodio svoltosi nella discoteca che ha visto i genitori solidali con i giovani e contro i carabinieri.

Dalla stringata sintesi del pregevole articolo della Trovato, e delle interessantissime considerazioni di Crepet, sul complesso argomento che attiene ai giovani e ai loro comportamenti, ed a quelli stigmatizzabili dei genitori nei loro confronti; si arriva a conclusioni deprimenti e fortemente allarmanti che vedono i giovani crescere male e senza principi da rispettare e da tutelare.