Punto nascita di Cefalù: quando la legge è applicata ottusamente

Nell’ambito del piano di riorganizzazione della Sanità siciliana, è stato deciso di chiudere tutti i punti nascita che hanno fatto registrare meno di 500 parti in un anno solare: ciò alla scopo di ridurre le spese ed eliminare quelle strutture che non assicurano un’assistenza adeguata e standard di sicurezza elevati.
Poiché parliamo di sanità e salute dei cittadini, una norma di questo genere andrebbe applicata con la necessaria elasticità in relazione alla conformazione del territorio e al grado di efficienza di ciascun reparto.
E invece se ne sta dando una interpretazione ottusamente burocratica basata sui numeri: quindi l’ospedale di Cefalù che ha avuto oltre 400 parti vedrà chiudere entro il 30 aprile il punto nascita, nonostante sia il presidio che serve l’intero comprensorio delle Madonie ed abbia una strumentazione d’avanguardia e professionalità elevate.
Stefano Cirillo è stato Presidente dell’ospedale San Raffaele Giglio per quasi 4 anni ed è una specie di mosca bianca, perché nell’ambito delle nomine per lo più politiche e clientelari effettuate da Raffaele Lombardo, era uno dei pochissimi ad avere titoli e requisiti di livello internazionale: chairman di Motherworld Foundation, una associazione internazionale con sede a Londra, ha lavorato negli ospedali di quattro continenti, realizzando un punto nascita anche in Burundi.
Ovviamente quando Crocetta è diventato Presidente della Regione si è tenuto Monterosso e gli stretti collaboratori di Lombardo ed ha scaricato Cirillo, che è tornato a lavorare a Londra e non ha più alcun interesse nell’ospedale di Cefalù.
Per questo le sue parole hanno ancora maggior peso: “Da amministratore e specialista in ostetricia, dico che tra i tantissimi reparti di maternità che conosco ed ho visitato nel mondo, quello di Cefalù rientra fra quelli meglio attrezzati in termini di professionalità e di tecnologia, sicuro per mamme e per neonati. Il valore di poco meno di 500 parti che ha raggiunto l’ospedale nel 2014, deve tener conto dell’indice di natalità del territorio e della sua posizione geografica. Non esistono nel mondo – aggiunge il dr. Cirillo – ospedali lontani dai grossi centri urbani con le caratteristiche e le dimensioni di Cefalù, che non hanno al loro interno una sala parto attiva.”
Dopo aver trovato un muro di indifferenza, spiace constatarlo, nell’assessore Borsellino, Cirillo ha pubblicato sul Sole 24 ore un appello al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, affinché sia scongiurata la chiusura del reparto maternità di Cefalù. Ma quanto a insensibilità nemmeno il governo nazionale scherza.