Gli arrestati sono Francesco La ROCCA, nato a Palermo il 11 luglio 1949, funzionario comunale, ed il figlio Giacomo La ROCCA, nato a Palermo il 13 luglio 1980, ingegnere libero professionista.
Francesco La ROCCA è indagato per il delitto di concussione per avere nella sua qualità di Pubblico Ufficiale, nello specifico quale responsabile del servizio infrastrutture per la mobilità dell’Ufficio Opere Pubbliche del Comune di Palermo, costretto due imprenditori palermitani a versare la somma di 12 mila euro prospettando loro inesistenti irregolarità e pretestuosi ostacoli burocratici per ottenere le richieste autorizzazioni all’agibilità dei locali aziendali.
Giacomo LA ROCCA è invece indagato per il delitto di riciclaggio per aver ricevuto il provento della concussione e successivamente compiuto atti diretti a ostacolare l’accertamento della provenienza delittuosa di tale somma.
La vicenda emergeva all’interno di più ampia attività investigativa condotta dai Carabinieri del R.O.S. in merito a presunti rapporti tra elementi di Cosa Nostra ed esponenti dell’imprenditoria del capoluogo. In tale quadro, grazie alle intercettazioni ambientali all’interno dello studio di un professionista, si aveva cognizione delle condotte illecite dei due indagati risalenti al periodo luglio-ottobre 2009.
Nel dettaglio, sfruttando la posizione di responsabile del Servizio Infrastrutture per la Mobilità dell’ufficio opere pubbliche allora ricoperta[1] e paventando inesistenti difficoltà di carattere amministrativo, Francesco LA ROCCA aveva avvicinato il citato professionista ed i responsabili di una società che da quest’ultimo avevano acquistato un terreno a Palermo. Le captazioni nell’ufficio permettevano di documentare sia le indebite pressioni del funzionario comunale che le successive richieste di denaro, dissimulate attraverso una fittizia consulenza professionale assegnata al proprio figlio, al fine di rimuovere gli impedimenti procedurali al progetto imprenditoriale.
Gli accertamenti sui conti bancari dei due indagati riscontravano l’incasso di un assegno per una cifra corrispondente a quella concordata (circa 12.000,00 euro) mentre le successive dichiarazioni delle parti offese confermavano lo sviluppo della vicenda e le condotte illecite segnalate all’esito dell’attività tecnica.
Anche in questo caso, pertanto, le intercettazioni ambientali si sono rivelate prezioso strumento investigativo a cui sono seguiti approfondimenti documentali e testimoniali condotti in stretta sinergia dall’Ufficio di Procura e organo di p.g. (Carabinieri Palermo)
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