Pescatori trattenuti in Libia da cento giorni, interviene il vescovo

Le famiglie dei 18 pescatori di Mazzara del Vallo arrestati e trattenuti in Libia stanno perdendo le speranze di poterli riabbracciare entro Natale.

Ad oggi sono cento giorni che si trovano in stato di fermo e adesso scende in campo il vescovo di Mazara del Vallo che chiede all’occorrenza l’intervento dei ‘corpi speciali’

“Siamo già pronti a tornare a Roma, perché noi senza i nostri uomini non sappiamo che Natale trascorrere: ma stavolta con toni molto più alti”, dicono da giorni i familiari.

L’unico contatto ufficiale con i pescatori risale allo scorso 11 novembre, in occasione di una telefonata collettiva, durante la quale soltanto gli italiani hanno potuto comunicare con i loro parenti.

Nei giorni scorsi la protesta ha coinvolto anche le marinerie di altre regioni italiane, con i pescherecci in sosta per il ‘fermo biologico’ a suonare le sirene in segno di solidarietà.

I 18 marittimi sono trattenuti in Libia con l’accusa di aver violato le acque territoriali libiche, pescando all’interno di quella che ritengono essere un’area di loro pertinenza.

Ieri mattina intanto, nel giorno dell’Immacolata, i familiari dei pescatori hanno manifestato, in piazza Mokarta, lanciando ancora un appello affinchè i loro uomini, detenuti nel carcere di el Kuefia possano tornare al più presto a casa.

La scorsa settimana è stato varato un aiuto concreto alle famiglie degli equipaggi e agli armatori dei pescherecci Medinea e Antartide: il parlamento siciliano ha destinato 150 mila euro in favore delle famiglie dei 18 pescatori di Mazara del Vallo e degli armatori delle due imbarcazioni fermate dai libici, ma l’unica cosa che chiedono le famiglie è di poter riabbracciare al più presto i loro cari.

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