Pd, Bonaccini in Sicilia “Il lavoro al centro dell’agenda politica”

PALERMO (ITALPRESS) – “Serve un partito che abbia un profilo nettamente laburista, che non vuol dire cambiare il nome”. Così Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna e candidato alla segreteria del Pd, a margine di un evento a Palermo. “Intendo un partito che metta il tema del lavoro al centro della sua agenda politica”, sottolinea.

Bonaccini come prima tappa si è recato davanti alla stele di Capaci che ricorda le vittime della strage nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

“Se mi devo concentrare sulle percentuali di voti che abbiamo preso alle ultime elezioni c’è da ribaltare il risultato in tante regioni e non solo in Sicilia. Abbiamo perso tanti voti, anche rispetto al 2018. Per riprendere voti e soprattutto affidabilità serve un linguaggio di chiarezza che si faccia capire da chi ha due lauree così come da chi non ha potuto studiare”, sottolinea Bonaccini, che aggiunge: “Il nostro partito deve essere molto più popolare, aperto alla gente, bisogna cambiare passo. Se divento segretario prometto che non ci vorranno mai più sei mesi per eleggere un segretario o una segretaria”.

“Io non ho nulla contro le correnti, non sono un male in quanto tale, ma mi sembra che nel Pd, negli anni, siano diventate più fonte di divisioni che di contributo ad un dibattito che in un partito così grande come vogliamo essere non può che essere plurale. Vorrei che ci confrontassimo e dividessimo su tematiche concrete come lavoro e sanità, non sulle correnti che sottolineo non hanno contribuito a selezionare la classe dirigente più adeguata, molto spesso è andato avanti chi applaudiva il capo corrente di turno. Un risultato lo abbiamo comunque ottenuto io avevo detto di non voler essere sostenuto dalle correnti e in effetti è così, sono supportato da gente libera. Non ho mai fatto vita di corrente e sto abbastanza bene così”, dichiara Stefano Bonaccini.

“Ho trovato incredibile che alle ultime politiche nessun dirigente del gruppo nazionale sia candidato nei collegi uninominali. E’ un messaggio molto chiaro: nessuno va a sfidare gli altri per timore di perdere – prosegue Bonaccini -. Se divento segretario – aggiunge – garantisco che, immaginando che rimanga questa legge elettorale, la prossima volta alle politiche facciamo scegliere agli elettori i candidati e le candidate ai parlamenti con le primarie. Quanto meno se dobbiamo sbagliare è giusto che sbagliamo tutti insieme e non quattro chiusi in una stanza a Roma”.

“Chiamati alla responsabilità dal presidente Mattarella, abbiamo garantito più governi, e abbiamo fatto bene. Essere stati al governo, quasi ininterrottamente negli ultimi 11 anni, tranne la piccola parentesi dell’esecutivo giallo-verde, ha dato l’impressione a troppi italiani di essere un partito aggrappato al potere indipendentemente dal risultato elettorale, ossia da ciò che decidevano gli elettori. Così come credo che Giorgia Meloni abbia preso più consensi di quelli che meritasse, in ragione del fatto che la sua è stata, nella scorsa legislatura, l’unica forza politica coerente con il voto degli elettori: aveva perso ed è rimasta all’opposizione”, commenta Bonaccini.


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