Invece del pizzo, al centro commerciale Forum, la mafia imponeva l’assunzione di personale attraverso una ditta di pulizia, la Ecolife. 10 dipendenti tra amici e parenti del boss della zona. Nelle tre operazioni antimafia che ieri hanno smantellato i mandamenti di Brancaccio, San Lorenzo e Passo Di Rigano, con l’arresto di 36 persone, emerge una mafia fortemente indebolita ma non sconfitta, che tenta di inserirsi in tutti i settori dell’economia palermitana. Ma senza riuscirci sempre. E’ il caso dei titolari del ristorante ‘Fratelli La Bufala’ e del Bar Costa che invece di pagare il pizzo si sono rivolti ai carabinieri. Entrambi sono stati avvicinati dagli uomini di Giulio Caporrimo, capo di Tommaso Natale. Hanno avuto le serrature bloccate dall’attak, ma non si sono fermati. ‘Ciò che più conta per me è avere la coscienza a posto. Sono sereno’ racconta Riccardo Costa. Dopo la denuncia, le telecamere dei carabinieri, hanno ripreso l’attentato con la colla attak. ‘Abbiamo denunciato otto volte nonostante attentati e furti” dice a Repubblica, Fabio Sodano, responsabile del marchio Fratelli La Bufala, in Sicilia. Il titolare della Euroscavi invece, prima di denunciare ha tentato di mediare la sua posizione con i boss, partecipando al summit di Villa Pensabene. La mafia gli imponeva di assumere un uomo di fiducia. Al rifiuto dell’imprenditore è scattato l’attentato. Un escavatore da 100,000 euro è andato distrutto dalle fiamme. Gli ordini partivano da Giulio Caporrimo, astro nascente della mafia a Tommaso Natale. Aveva già stretto alleanze di ferro con mafiosi di Bagheria, Carini, Torretta, Villabate, Corleone e San Giuseppe Jato. Stava cercando di ricostruire la cupola. (Teleoccidente)