La produzione ortofrutticola siciliana, tra estirpazioni, calamità e chiusura delle aziende si è notevolmente ridotta. I numeri forniti dall’ISTAT sono impietosi: dal 2006 al 2014 l’Istat nella nostra isola si sono persi 346 ettari di meleto con una produzione passata da quasi 182 mila quintali a circa 121 mila.
Anche a livello nazionale c’è stato un vero e proprio crollo con un -33% negli ultimi quindici anni dovuto alla scomparsa di oltre 140 mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance, albicocche e frutta varia.
“Un dato su tutti deve far preoccupare – sostiene in una nota Coldiretti Sicilia – le importazioni in Italia negli ultimi 15 anni sono aumentate del 37% e hanno quasi raggiunto i 2,1 miliardi di chili e la Sicilia è il porto preferito di frutta e verdura. Nelle nostre coste sbarcano arance, meloni, ortaggi, e solo un cambiamento culturale e la richiesta precisa del consumatore attento, così come succede nei mercati di Campagna amica, può modificare questo trend”.
Insomma il rimedio per contrastare questa ondata di importazioni che non sempre sono a basso prezzo (come i limoni che giungono dal Sudamerica) può essere la rivalutazione dei prodotti a chilometro zero, con forme di commercializzazione che bypassino i costi di intermediazione, rendendo i nostri prodotti più competitivi.
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