Non una di meno Catania divulga un’iniziativa online per ricordare che la giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, non è una ricorrenza annuale, ma una lotta quotidiana. Lo ricorda Non Una Di Meno Catania al grido “Se ci fermiamo noi, si ferma il mondo!”
Non una Di Meno decide di dare un volto ed una voce corali alla rivendicazione della lotta “senza quartiere né confini ad ogni forma di violenza maschile esercitata sul corpo, sulla mente, sullo spirito delle donne e di tutte quelle soggettività LGBTQIA+ mortificate dalla prepotente radicata arroganza e subcultura patriarcale.”, così le attiviste raccontano l’iniziativa.
Le attiviste spiegano: “Le donne sono la metà del mondo! Eppure questa parità numerica ancora oggi non le mette al riparo da prevaricazioni ignobili, qui in Italia la lista delle donne uccise, spesso per mano dei propri compagni, non fa che allungarsi. L’ultima vittima, in ordine di tempo, è la giovane Aurelia Laurenti, madre di due bambini, accoltellata a morte dal marito la notte del 26 novembre. Sono 91 le donne vittime di femminicidio nei primi dieci mesi del 2020. Una ogni tre giorni! E la pandemia, che non ci ha reso affatto “tutti più buoni”, ha aggravato ancora di più questa drammatica condizione.”
Le attiviste abbracciano più tematiche, sottolineando “E lo stesso può dirsi per tutte le identità che compongono il mosaico LGBTQIA+, troppo spesso vittima anch’esso della medesima violenza machista che insiste su tutte quelle soggettività femminilizzate ree di non rientrare nei canoni del binarismo di genere, e che sa esplodere anche in violenti attacchi omolesbobitransfobici.”
Sottolineando come l’emergenza Covid abbia drasticamente peggiorato la situazione italiana “ Le donne, poste di fronte all’aut aut lavoro stipendiato/cure familiari, hanno spesso perduto il proprio posto di lavoro e si sono ritrovate sulle spalle l’intero carico di lavoro di cura, il cui valore economico non è mai stato peraltro conteggiato in nessuna manovra economica. Forza lavoro gratuita ed immediatamente disponibile. Da qui la nostra ferma richiesta di una destinazione delle risorse del Recovery fund per la determinazione di un reddito di autodeterminazione che non si fermi solo alla situazione contingente ma che possa essere vero strumento di redistribuzione delle risorse.”
E concludendo: “ Noi vogliamo trasformare questo sistema che ci opprime, perché siamo convinte che la solidarietà sia il modo migliore per combattere la violenza. E contrastare le violenze fisiche e psicologiche, le discriminazioni, gli stereotipi di genere significa per noi lottare per garantire il diritto ad una vita senza soprusi.”
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