“L’unità nazionale come bene primario da tutelare e consolidare”. E’ quanto afferma il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in un passaggio del suo discorso di fine anno. “In questo spirito ho operato finora, secondo il ruolo attribuito dalla Costituzione al Presidente della Repubblica”, ribadisce. Poi un accenno alle elezioni alle porte: “Non darò giudizi di parte”, assicura.
– ”Al di là delle situazioni più pesanti e dei casi estremi, dobbiamo parlare non più di ”disagio sociale”, ma come in altri momenti storici, di una vera e propria ”questione sociale” da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica”, ha poi aggiunto Napolitano, riferendosi alla crisi economica che ha attanagliato il Paese.
”Ci sono state scelte di governo dettate dalla necessità di ridurre il nostro massiccio debito pubblico obbligano i cittadini a sacrifici, per una parte di essi certamente pesanti, e inevitabilmente contribuiscono a provocare recessione. Ma nessuno può negare quella necessità: è toccato anche a me ribadirlo molte volte”, spiega il Capo dello Stato.
”Guai se non si fosse compiuto lo sforzo che abbiamo in tempi recenti pi- decisamente affrontato: pagare gli interessi sul nostro debito pubblico ci costa attualmente – attenzione a questa cifra, più di 85 miliardi di euro all’anno, e se questo enorme costo potrà nel 2013 e nel 2014 non aumentare ma diminuire, è grazie alla volontà seria dimostrata di portare in pareggio il rapporto tra entrate e spese dello Stato, e di abbattere decisamente l’indebitamento”, prosegue.
”C’è stato comunque un ritorno di fiducia nell’Italia, hanno avuto successo le nuove emissioni di Buoni del Tesoro, si è ridotto il famoso ”spread” che da qualche anno è entrato nelle nostre preoccupazioni quotidiane”, ricorda dal Quirinale.
”Si deve agire distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica”. ”E’ dunque entro questi limiti che si può agire per affrontare le situazioni sociali più gravi. Lo si può e lo si deve fare distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica, che va, in ogni settore e con rigore, liberata da sprechi e razionalizzata”, spiega il Capo dello Stato.
”Che dire dell’indignazione che suscitano la corruzione in tante sfere della vita pubblica e della società, una perfino spudorata evasione fiscale o il persistere di privilegi e di abusi” nella gestione ”di ruoli politici ed incarichi pubblici?”, si chiede il presidente della repubblica.
Giovani, avete ragioni per ”indignarvi” ma trovate ora la forza per ”reagire”. Questo e’ l’invito del presidente Napolitano, nel discorso di fine anno. ”Sono loro che hanno pi- motivi per essere aspramente polemici, nel prendere atto di pesanti errori e ritardi, scelte sbagliate e riforme mancate”, ha spiegato Napolitano. Ma ”importante è che tra i giovani si manifesti, insieme con la polemica e l’indignazione, la voglia di reagire, la volontà di partecipare a un moto di cambiamento e di aprirsi delle strade”.
Dopo il no alla riforma della legge elettorale la prova d’appello per le forze politiche è rappresentata dalla qualità delle liste che presenteranno agli elettori. Lo dice Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine di anno. ”Non si è, con mio grave rammarico, saputo o voluto riformare la legge elettorale; per i partiti, per tutte le formazioni politiche, la prova d’appello è ora quella della qualità delle liste. Sono certo che gli elettori ne terranno il massimo conto”, sottolinea il capo dello Stato. Al ”loro giudizio si presenteranno anche nuove offerte, di liste e raggruppamenti che si vanno definendo. L’afflusso, attraverso tutti i canali, preesistenti e nuovi, di energie finora non rivoltesi all’impegno politico può risultare vitale per rinnovare e arricchire la nostra democrazia, dare prestigio e incisività alla rappresentanza parlamentare”. ”Il voto del 24-25 febbraio interverrà a indicare quali posizioni siano maggiormente condivise e debbano guidare il governo che si formerà e otterrà la fiducia delle Camere”.
“Il senatore Monti ha compiuto una libera scelta di iniziativa programmatica e di impegno politico. Egli non poteva candidarsi al Parlamento, facendone già parte come senatore a vita. Poteva, e l’ha fatto – non è il primo caso nella nostra storia recente – patrocinare, dopo aver presieduto un governo tecnico, una nuova entità politico-elettorale, che prenderà parte alla competizione al pari degli altri schieramenti. D’altronde non c’è nel nostro ordinamento costituzionale l’elezione diretta del primo ministro, del capo del governo”.
Monti è tenuto ad assicurare entro limiti ben definiti la gestione degli affari correnti, e ad attuare leggi e deleghe già approvate dal Parlamento”. ”Il Ministro dell’Interno garantirà con assoluta imparzialità il corretto svolgimento del procedimento elettorale”, afferma Napolitano ricordando la scadenza della tornata elettorale.”
Infine, il commiato: ”Ho per ormai quasi sette anni assolto il mio compito, credo di poterlo dire, con scrupolo, dedizione e rigore. Ringrazio dal profondo del cuore tutte le italiane e gli italiani, di ogni generazione, di ogni regione, e di ogni tendenza politica, che mi hanno fatto sentire il loro affetto e il loro sostegno”.
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