SIRACUSA – Un viaggio in musica nelle emozioni dell’animo. L’appuntamento è per domani, alle 20.30, nel suggestivo scenario della piazza d’Armi di castello Maniace, in Ortigia, con la seconda replica di Carmen di Georges Bizet, lo spettacolo lirico messo in scena nell’ambito di Mythos Opera Festival.
Sul palco dell’inedito “teatro” en plein air le vicissitudini della passionaria zingara Carmen, una delle più celebri eroine dell’opera lirica. Una donna libera, forte ma al tempo stesso fragile. Complessa e a tratti fatale, coinvolta in una storia di un amore che nasce, cresce e muore in cuori ardenti e impetuosi, Carmen è interpretata da Federica Carnevale, che racconta la parte più intima dell’eroina. In un viaggio attraverso il personaggio ma soprattutto attraverso se stessi.
Ma Carmen è anche la donna che riesce a modificare i progetti e il destino di don Josè, inizialmente un bravo soldato, onesto e di buoni sentimenti, interpretato dal tenore Roberto Cresca, la cui voce e presenza scenica sono perfettamente in simbiosi con il ruolo ricoperto. Quello di un uomo per cui la zingara diventa una vera e propria ossessione che lo condurrà in un vortice tragico senza uscita, in un dramma consumato in nome dell’amore che da sempre è un “oiseau rebelle”.
Ed è Escamillo a innescare quell’escalation inarrestabile di drammaticità, con la sua figura di uomo forte e tenebroso. Interpretato dal grande artista Sergej Murtazin, Escamillo si presenta al grande pubblico con un’aria intensa, maestosa e intraprende con Carmen una storia breve ma significativa. Quella che porta don Josè, accecato dall’ira, a uccidere con una pugnalata Carmen, vittima ottocentesca, insomma, di femminicidio.
Termina così l’opera lirica di Bizet dove i temi toccati sono così profondi da apparire sempre attuali, da oltrepassare il limite della mortalità. Questo avviene al castello Maniace di Siracusa. Ma la Carmen del naturalismo francese supera le contingenze dello spazio e del tempo per lasciare il posto a tutte le donne uccise in nome di una libertà che tanti uomini intendono ancora negare.
Completa il cast di grandi doti artistiche:
Riccardo Palazzo (Le Dancaïre),
Antonio Pannunzio (Le Remendado),
Graziano D’Urso (Moralès),
Igor Cerniy (Zuniga),
Tea Purtseladze (Micaela),
Marzia Catania (Frasquita),
Sabrina Messina (Mercédès).
In scena anche l’Orchestra Filarmonica di Catania e il Coro Lirico Siciliano, anima che racchiude le infinite sfaccettature melodiche dell’isola sotto la direzione del maestro Francesco Costa. Ma protagonisti sul palco della piazza D’Armi sarà anche il Coro di voci bianche De Cicco diretto da Maria Carmela De Cicco.
Le vibranti coreografie, in grado di trasmettere agli spettatori le mille emozioni dell’opera, sono di Alessandra Scalambrino, coreografa dell’Associazione Danza Taormina in scena con i suoi ballerini. A rendere se possibile ancora più ricca la messinscena contribuiscono i costumi creati dall’artista Lele Luzzati del quale proprio quest’anno ricorrono i 10 anni dalla scomparsa.
Un evento nell’evento, quello voluto anche fortemente dalla fondazione Cerratelli di Pisa (celebre fondazione premio Oscar per i costumi di Romeo e Giulietta presieduta ad honorem da Franco Zeffirelli) e che ha fornito gli straordinari costumi. Per quella che risulta quasi una mostra espositiva che prende vita sulle note immortali del genio di Bizet.
Il direttore della Carmen in scena domani è Mirco Roverelli che dà prova di uno smagliante virtuosismo, mentre la regia – innovativa – è firmata da Enrico Stinchelli con l’aiuto regia di Massimo Tuccitto.
Mythos Opera Festival, giunto alla seconda edizione, è ideato dal pianista siciliano Gianfranco Pappalardo Fiumara, che ne è anche il sovrintendente musicale. Con una programmazione di livello internazionale, il ciclo di spettacoli lirici vanta la direzione artistica del celebre soprano Katia Ricciarelli che ha collaborato a tutti gli aspetti del Festival, fin dalla selezione del cast.
Il prossimo appuntamento è per il 13 agosto, sempre nella piazza D’Armi del castello Maniace, con Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni.
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