KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – “Possiamo ora affermare che le truppe russe hanno cominciato la battaglia per il Donbass, per la quale si preparano da tempo”. Lo ha detto, in un video postato sui social, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.”Non importa quanti soldati i russi hanno portato, noi combatteremo. Noi ci difenderemo”, ha aggiunto. “Sono grato a tutti i nostri combattenti, a tutte le nostre città eroiche nel Donbass, a Mariupol, così come alle città della regione di Kharkiv che si difendono, che difendono il destino di tutta l’Ucraina, frenando le forze degli invasori”.
Oggi è stato drammatico il risveglio di Leopoli: la perla austroungarica, a 60 chilometri dall’Unione Europea, è stata colpita questa mattina da cinque missili sparati probabilmente da aerei provenienti dal Mar Caspio. Non è la prima volta che la città “culla” della tradizione ucraina viene centrata dai russi ma se le esplosioni alla raffineria di tre settimane fa avevano provocato solamente feriti, il bilancio odierno è drammatico: sette morti, fra i quali anche un bambino. Il bersaglio in un primo momento sembrava essere la stazione, che anche oggi, come avviene ininterrottamente dal 24 febbraio, era piena di rifugiati dalle altre aree del Paese in attesa di un treno per la Polonia. Successivamente, però, lo stesso responsabile delle ferrovie ucraine, Oleksandr Pertsovskyi, ha dichiarato che probabilmente l’obiettivo non erano i treni ma altri siti nelle vicinanze.
Nella zona si è diffuso il panico: l’allarme aereo ha continuato a risuonare per quasi un’ora, i cittadini si sono nascosti nei rifugi e solo più tardi la circolazione è ripresa regolarmente.
I missili su Leopoli confermano il cambio di strategia di Mosca, che poco più di una settimana fa aveva annunciato di volersi concentrare quasi esclusivamente sul Donbass mentre da allora, smentendo se stessa come succede assai spesso, ha dapprima ripreso i bombardamenti sulla periferia di Kiev e oggi ha colpito l’ovest del Paese. Non solo: anche Dnipro è stata teatro di un attacco e anche in questo caso il bersaglio era l’area della stazione ferroviaria, mentre Kharkiv, per l’ennesima volta, è stata martellata per tutta la notte e per l’intera giornata. Almeno nove persone hanno perso la vita nelle ultime ventiquattr’ore nella seconda città ucraina e ad essere flagellati dai colpi russi sono stati anche un’area gioco per bambini e un centro per la distribuzione degli aiuti umanitari destinati alla popolazione civile.
Il Cremlino, insomma, ha alzato ulteriormente il livello dello scontro mentre le autorità ucraine del Donbass invitato i propri concittadini a lasciare prima possibile le zone di Sloviansk, Kramatorsk e Severodonetsk, dove, nelle prossime ore, potrebbe scatenarsi l’inferno.
E la diplomazia? Non pervenuta, anche se la Russia fa trapelare che i negoziati, nonostante tutto, stanno andando avanti e che “potrebbero andare meglio”. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non ha aggiunto molto altro ma sembrano dichiarazioni di facciata, perché la volontà russa, specie dopo l’insediamento del nuovo comandante, il generale Aleksandr Dvornikov, già veterano della guerra in Siria, sembra più orientata alla distruzione che alla trattativa.
Nel frattempo le notizie da Mariupol sono ancora una volta contraddittorie: mentre Mosca afferma che la città è quasi completamente controllata dal proprio esercito, il battaglione di Azov, dal proprio account su Telegram, sostiene invece che “i combattenti del reggimento contrattaccano”, nonostante la superiorità di uomini del nemico. La battaglia per il porto, così strategico per i suoi fondali e per la presenza di gas offshore nel proprio bacino, potrebbe segnare un punto di non ritorno per i destini della guerra in Ucraina.
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