Mascherine made in Sicily a confronto con quelle cinesi

Un videoclip di 28 secondi postato dal Distretto Meccatronica Sicilia nel proprio profilo Facebook.

Da un lato manovali orientali in canottiera e bambini accovacciati per terra in un tugurio angusto, tra sporcizia e immondizia, mentre dalle cucitrici, posizionate sui tavoli, cadono per terra le mascherine creando dei cumuli, come se fosse spazzatura, e poi raccolte e spedite in milioni di pezzi in Italia per la vendita senza alcuna garanzia di sicurezza a sanitari e cittadini; dall’altro operai specializzati di uno stabilimento ‘made in Sicily’ del cluster Meccatronica “Mihs” con sede a Carini (Pa), muniti di tute di protezione, cuffie e guanti, con le postazioni di lavoro distanziate l’uno dall’altra nel rispetto delle norme anti Covid, che lavorano in un ambiente sanificato dove non può accedere nessun altro e con le mascherine chirurgiche certificate da laboratori ed enti autorizzati.

“L’emergenza sanitaria causata dal diffondersi del Coronavirus e la scarsa disponibilità di dispositivi di protezione individuale e di dispositivi medici – denuncia Meccatronica – sta generando forti speculazioni soprattutto sui prezzi degli articoli che coadiuvano al contenimento del rischio contagio, precludendo inoltre qualità e sicurezza.

Tutto questo genera il rischio di incorrere nell’acquisto di prodotti contraffatti e/o non conformi alle vigenti norme”. Meccatronica Sicilia ha dato vita, creando un cluster ad hoc di aziende, a “Mihs” con sede a Carini. Nelle aziende aderenti a Mihs sono prodotti tutti i dispositivi di protezione e i dispositivi medici, autorizzati e marcati Ce e soprattutto ‘made in Sicily’, per uso civile e sanitario.

La riconversione di queste aziende è avvenuta grazie al know-how siciliano afferente al polo Mihs e lo sforzo economico importante delle aziende del cluster. “Ci chiediamo dunque perché non scegliere di acquistare locale, certificato e garantito”, conclude il post di Meccatronica.

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