Mafia, Cassazione: prosciolto Salvatore Cuffaro
“Va escluso che ricorra diversita’ tra i fatti contestati nei due processi”. Con questa motivazione, i giudici della seconda sezione penale della Cassazione spiegano perche’, il 21 marzo scorso, hanno confermato il non doversi procedere…
di redazione
Roma, 24 Apr. – “Va escluso che ricorra diversità tra i fatti contestati nei due processi”. Con questa motivazione, i giudici della seconda sezione penale della Cassazione spiegano perchè, il 21 marzo scorso, hanno confermato il non doversi procedere pronunciato dalla Corte d’appello di Palermo nei confronti dell’ex presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
I giudici di secondo grado avevano prosciolto l’ex Governatore in base al principio del “ne bis in idem”, previsto dall’articolo 649 cpp, inerente il “divieto di secondo giudizio”: la Corte d’appello aveva ritenuto che i fatti contestati nel processo fossero gli stessi per cui Cuffaro sta già scontando in carcere la condanna definitiva a sette anni, disposta nei suoi confronti nel procedimento Talpe alla Dda, per favoreggiamento aggravato.
Dello stesso parere la Suprema Corte, che ha rigettato il ricorso presentato dalla Procura generale di Palermo.
“Dalla lettura integrata delle sentenze di merito – si legge nella sentenza della Cassazione – emerge che è stata fatta la ricostruzione comparativa fra le due diverse imputazioni ed è stato accertato che i fatti integranti i delitti di rivelazione di segreti di ufficio e di favoreggiamento aggravati (processo talpe) non sono prove dell’ulteriore e diverso delitto di cui agli articoli 110, 416 bis cp”, ossia concorso esterno in associazione mafiosa, ma “sono i medesimi fatti, solo diversamente qualificati”.