Durante il tardo pomeriggio di martedì 16 febbraio, l’Etna è tornato ad eruttare. Forti esplosioni e fontane di lava altissime sono fuoriuscite dal vulcano. Un’attività che è durata poche ore ma che ha messo in allarme gli abitanti dei paesi etnei e della stessa Catania.
Ma il vulcano continua a dare spettacolo. Ancora si possono vedere alte fontane di lava fino a 600 e 700 m, colate di lava, dirette maggiormente verso la Valle del Bove ma anche verso sud-ovest, e una densa colonna eruttiva carica di cenere e lapilli.
L’effetto più evidente anche da Taormina, Catania e dalla costa siracusana è stata la colonna eruttiva, spiega l’Ingv-Oe di Catania, “determinata dal parossismo e carica di cenere e lapilli che si è alzata di alcuni chilometri sopra la cima del vulcano e, spinta dal vento verso sud, ha causato ricadute del materiale piroclastico sui centri abitati fino a Catania e nel siracusano, a decine di chilometri di distanza dall’Etna”.
Questo materiale è stato spinto dal vento verso sud-est, causando ricadute di cenere e lapilli su Zafferana, Fleri, Acireale. Il nuovo parossismo è durato solo una decina di minuti, dalle ore 01:00 circa fino alle 01:45 di giovedì 18 febbraio.
Ieri sono iniziare le pulizie delle strade e la conta dei danni a veicoli, immobili, coltivazioni e altro.
La pioggia di cenere e lapilli lavici ha interessato anche l’aeroporto internazionale di Catania, che ieri ha interrotto l’operatività. Lo scalo riprenderà in pieno l’attività dopo la bonifica della pista e dopo che l’Ingv avrà abbassato l’allerta.
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