L’affaire dei rifiuti: sequestro di beni per la discarica di Mazzarrà
Sequestrati denaro contante, gioielli e preziosi orologi al sindaco di Mazzarrà Salvatore Bucolo, che è indagato in concorso con l’ex presidente di TirrenoAmbiente, Antonello Crisafulli, di Barcellona e l’ex amministratore delegato della stessa società, il piemontese Giuseppe Antonioli, per il reato di peculato. A provocare quella la svolta nelle indagini sugli intrecci nei rapporti tra la società mista TirrenoAmbiente, proprietaria della discarica, e il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, che è azionista di maggioranza relativa, sono stati i primi esiti della complessa operazione scattata poco prima delle 8 di mercoledì, quando i finanzieri, su ordine del procuratore facente funzione Francesco Massara, hanno fatto irruzione nella casa del sindaco di Mazzarrà per effettuare una perquisizione domiciliare a cui sono seguiti i sequestri di atti, denaro per diverse migliaia di euro e preziosi tra cui accessori personali. I militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza del Comando provinciale di Messina, hanno anche effettuato perquisizioni domiciliari all’ex presidente di TirrenoAmbiente Antonello Crisafulli, a Barcellona e a Novara di Sicilia, suo paese d’origine, e contemporaneamente in Piemonte presso la casa dell’ex Ad Giuseppe Antonioli.
A Crisafulli, oltre a copie di atti che riguardavano la sua attività al vertice di TirrenoAmbiente, è stato sequestrato il personal computer; mentre ad Antonioli, che non aveva il computer sequestrato in precedenza dalla Procura di Palermo, sono stati sequestrati solo appunti e manoscritti che riguardavano la sua linea difensiva per il processo che lo vede imputato per corruzione a Palermo assieme a funzionario dell’assessorato regionale Territorio ambiente, Gianfranco Cannova, ed a tre proprietari delle discariche “Oikos” di Motta Sant’Anastasa e “Soambiente” di Agrigento. Anche al sindaco Bucolo è stato sequestrato, oltre a copie degli atti relativi ai rapporti Comune TirrenoAmbente, l’hard disk del computer personale custodito nella sua casa.
L’origine dell’inchiesta che ha portato al sequestro probatorio per Bucolo, Crisafulli e Antonioli, e alla conseguente iscrizione nel registro degli indagati per l’ipotesi di peculato, sarebbe da ricercare sulle modalità di una transazione e dei futuri accordi che sarebbero stati sottoscritti tra il Comune e TirrenoAmbiente. La società mista infatti aveva un debito milionario nei confronti del Comune per il mancato pagamento dell’indennità di mitigazione ambientale per l’impatto che la presenza della discarica sul territorio comportava ai danni dei residenti. Partendo dalla transazione si sarebbero sviluppate nuove ipotesi che avrebbero portato gli inquirenti ad ipotizzare il reato di peculato in concorso.