La metafora della Sicilia collassata e la necessità di sospendere la finta democrazia

Il cedimento di tre piloni del viadotto Himera sull’autostrada Palermo – Catania è la perfetta metafora della Sicilia dei nostri giorni, violentata da decenni di incurie e ruberie, di degrado etico, professionale e tecnico della sua classe dirigente (anche al di là del personale strettamente politico) di mancanza di visione strategica e di interesse verso il bene comune.
Come documenta il professor Vincenzo Liguori su Facebook (una delle poche fonti che, usate cum grano salis, permette di accedere a verità nascoste) la frana che ha provocato il cedimento era in atto dal 2005 e nessuno ha pensato di utilizzare, ad esempio, i fondi di due agende europee 2000-2006 e 2007-2013, per intervenire in modo definitivo a salvaguardia della principale via di comunicazione della Sicilia.
Oggi non vogliamo prendercela con Rosario Crocetta, che è solo il naturale epilogo di una politica che ha abdicato al suo ruolo di guida della società per diventare refugium peccatorum di una congerie di personaggi squallidamente dediti al saccheggio delle risorse pubbliche, senza quel minimo di visione progettuale che ne giustificherebbe l’esistenza.
I piloni inclinati, le due carreggiate stradali di andata e ritorno addossate l’una all’altra sono la perfetta esemplificazione di quanto affermato. E, tutto attorno, una serie di strade obsolete, in cui i movimenti franosi e la sede stradale deformata sono la norma, rendendo praticamente impossibile l’individuazione di un itinerario alternativo per unire le due principali città dell’isola.
Da questa Sicilia collassata si deve partire per provare a ricostruire e non è pensabile farlo con chi, dopo aver occupato per decenni le stanze del potere, adesso ciancia di istituzioni assenti e di mancata programmazione.
E’ prioritario che, approvato il bilancio della Regione, in molte parti finto come avviene ormai da un decennio abbondante, l’Assemblea Regionale venga sciolta e si arrivi ad un commissariamento di una durata tale da affrontare le emergenze.
Non ci interessano gli alti lai che si leveranno sulla sospensione della democrazia ed altre menate del genere: il problema non è sostituire un Crocetta con un Faraone. Il PD, che appare il probabile vincitore di eventuali nuove elezioni, ha già dimostrato di essere strutturalmente incapace di guidare un governo e le altre forze politiche, oltre ad avere precise responsabilità nello sfascio totale, sono disarticolate e allo sbando.
Né un governo di salute pubblica con tutti dentro, avrebbe la forza di invertire la rotta con questo personale politico.
Il punto di partenza può essere la chiamata a raccolta di tutte le risorse tecniche e professionali, a partire dalle Università siciliane, per mettere in piedi progetti credibili di risanamento del territorio e di infrastrutturazione nei settori dell’energia, dei trasporti e dell’ITC, utilizzando le risorse europee per portare la Sicilia negli anni Duemila, dove non è mai entrata.
Il tutto chiudendo alla speculazione, con il rimborso delle sole spese vive, per evitare che anche all’interno delle professioni intellettuali si scateni la caccia al tesoro, a danno della collettività.
Ci rendiamo conto che anche questa proposta presenta notevoli criticità: ma senza un forte atto di discontinuità, il futuro della Sicilia sarà ipotecato per decenni, se non per secoli.