Intimidazioni a Gigi Mangia che ha violato il “santuario” dei boss

Il Borgo Vecchio come “zona franca” della mafia dove lo Stato di diritto è un intruso e vige la legge del taglieggiamento e dell’omertà.
Dopo la misteriosa sparatoria a colpi di pistola e fucile di cui, nonostante si sia svolta alle 9 di sera quandola Piazza comincia ad animarsi per l’arrivo di giovani di tutti i ceti sociali, gli inquirenti non sono riusciti a capire cosa sia successo, perla mancanza di testimoni disposti a parlare, un nuovo episodio conferma “l’extraterritorialità” di uno dei rioni storici di Palermo.
A Piazza Nascé, la pizzeria da poco aperta da Gigi Mangia, presidente provinciale della Federazione pubblici esercizi, è stata oggetto di una serie di atti intimidatori e di incursioni, che mostrano chiaramente come i boss della zona intendano mettere “sotto tutela” l’iniziativa commerciale, o costringerla a sloggiare.
Prima l’approccio bonario per consigliare il fornitore da “scegliere” onde entrare in sintonia con il contesto poi, di fronte al diniego, la collaudata tecnica dell’attak nei catenacci, quindi in un crescendo tipico del sistema estorsivo, l’effrazione con il furto di suppellettili e il messaggio intimidatorio. In questo caso una catena a forma di cappio, che illustra perfettamente le intenzioni dei padroni del territorio.
Tra l’altro Mangia ha avviato la sua attività in un locale sequestrato perché nella disponibilità di Carmelo Vinci, condannato a 13 anni per una serie di furti e rapine a depositi di sigarette, altro tradizionale business del Borgo Vecchio. Secondo la ricostruzione degli inquirenti in questo locale avrebbe passato l’ultima notte di libertà Gianni Nicchi, “golden boy” dell’ultima covata mafiosa.
Una sorta di “santuario” dei boss che Mangia ha “violato” facendo affiggere le decalcomanie di “Addio Pizzo”.
Ma il noto ristoratore non vuole assurgere a simbolo della legalità (in un momento in cui molti simboli stanno crollando miseramente):
“Sono contrario ai proclami- ha dichiarato – desidero solo lavorare senza subire le imposizioni di nessuno. I fornitori li scelgo io, non qualcun altro». Ma nel “califfato”del Borgo questo non è consentito.