Distrutta la sede dei Briganti di Librino: “Non lasciateci soli!”

“La nostra Club House non esiste più. Un incendio doloso appiccato stanotte l’ha completamente distrutta. Sono andati perduti dieci anni di ricordi, trofei, l’intero patrimonio della Librineria, tantissimi cimeli accumulati in questi anni, il materiale tecnico e medicale, la cucina, tutto, tutto distrutto dall’incendio. Quel meraviglioso luogo dove tanti ragazzi si sono incontrati nelle circostanze più disparate è improvvisamente diventato un ricordo da conservare nella memoria, non c’è più”.

E’ il post che non vorresti leggere mai. Parole che pesano come macigni e che fanno rabbia a chi conosce la realtà dei Briganti di Librino, l’associazione che da più di dieci anni, in uno dei quartieri più a rischio di Catania, ha lavorato incessantemente per togliere dalla strada e dalla morsa della mafia, bambini e ragazzi.

La sede dei Briganti, che in questi anni ha accolto ragazzi di ogni età, facendoli giocare a rugby nel campo San Teodoro Liberato, è stata incendiata la scorsa notte. E’ andata in fiamme anche la Librineria, la prima biblioteca del quartiere. Uno spazio di accoglienza per incentivare alla lettura, allo scambio, a momenti di socialità, in un quartiere conosciuto quasi esclusivamente per i blitz antidroga, e che attende la visita del Presidente della Repubblica il prossimo 16 gennaio.

“Non lasciateci soli”

“Non sappiamo chi possa aver compiuto questa infamia, in questo momento siamo davvero provati, sotto choc – si legge ancora sulla pagina ufficiale dell’associazione -. Quel che è certo è che sarà stato qualcuno abituato a muoversi al buio, nell’ombra, per compiere gesti vigliacchi, barbari, incivili, codardi.

Sappiamo anche che oggi affrontiamo il giorno più tetro della nostra storia dal quale sarà molto difficile venirne fuori, perchè la delusione e la rabbia del ritrovarci davanti alla Club House morente ci paralizza.Nei prossimi giorni decideremo se e come andare avanti. Stateci vicino, abbiamo davvero bisogno di non sentirci soli contro la barbarie”.

Un appello a cui Catania ha il dovere di rispondere per non lasciare morire se stessa.