Il giornalista premio Pulitzer che sta mettendo nei guai Obama e la Clinton

Accade spesso che su Internet circolino versioni fantasiose sui grandi eventi, tipo il filmato delle Torri gemelle colpite dagli aerei che sarebbe stato falsificato in laboratorio o, più di recente, l’aereo della Germanwings distrutto da un laser misterioso, anziché condotto a schiantarsi sulle montagne dall’istinto suicida del copilota.
Sono le classiche bufale costruite per conquistare i clic e aumentare i fatturati pubblicitari sul web.
Il racconto che riscrive la storia della cattura di Osama Bin Laden, però, non arriva da qualche sito sconosciuto e inaffidabile ma da uno dei più stimati reporter di guerra statunitensi, il giornalista Seymour Hersch, una icona per aver vinto il Premio Pulitzer nel 1970, con la testimonianza del massacro americano nel villaggio vietnamita di My Lai, da cui originò un famoso processo ai militari responsabili.
In un lungo articolo pubblicato su una autorevole rivista britannica, Hersch smonta pezzo per pezzo la versione fornita da Barack Obama che allora si trovava in piena campagna elettorale per la rielezione, con sondaggi sfavorevoli: il giornalista sostiene che la cattura e l’uccisione di Bin Laden, avvenuta a maggio del 2011, fu studiata a tavolino dagli strateghi della Casa Bianca, per consentire al primo Presidente nero degli Usa di riconquistare il declinante favore degli elettori americani.
Intanto la condizione di Bin Laden: non era più il pericoloso leader di Al Qaeda in grado di progettare attentati eclatanti, perché da cinque anni era prigioniero dei pakistani che intendevano usarlo come merce di scambio con i talebani e con il governo degli Stati Uniti.
La rivelazione della sua posizione non sarebbe stata quindi frutto dell’attività di intelligence della Cia, ma opera della delazione di alcuni funzionari dei servizi segreti pakistani, che sarebbero stati ricompensati con la prevista taglia da 25 milioni di dollari.
La cattura del capo di Al Qaeda sarebbe stata dunque soltanto una messa in scena, preceduta dalla diffusione di una serie di filmati, che i servizi segreti spacciarono come recenti, per indurre nell’opinione pubblica la convinzione che Bin Laden fosse ancora il pericolo pubblico numero uno degli Stati Uniti.
La squadra di Navy Seals che fece incursione nella palazzina, non avrebbe avuto alcun conflitto a fuoco, come dichiarò pubblicamente Barack Obama, ma si limitò praticamente a giustiziare Bin Laden, ormai malato e invalido.
A sostegno della sua tesi il giornalista cita come fonte un alto funzionario dell’intelligence americana in pensione e alcuni ufficiali dei servizi segreti pakistani che “vendettero” il capo di Al Qaeda agli Usa.
La Casa Bianca si è limitata a definire “privo di alcun fondamento” il racconto di Hersh, senza entrare nei dettagli, ma la vicenda sembra destinata ad avere un seguito negli Stati Uniti durante le prossime elezioni presidenziali. La candidata democratica Hillary Clinton, infatti, al momento del blitz era Segretario di Stato e responsabile della diplomazia americana, per cui se si dimostrasse che la versione fornita da Obama sulla cattura di Bin Laden è stata falsificata, la sua corsa verso la Casa Bianca si interromperebbe bruscamente.